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Roma

Un americano a Roma

Di Pietro Marchetti – Un altro, l’ennesimo americano morto in circostanze misteriose nella città eterna. John Durkin, 21 anni, è stato trovato sulle rotaie del treno, tra le stazioni di San Pietro e Trastevere, in pieno centro. Era a torso nudo e aveva le gambe amputate, era da solo. Una scena da film dell’orrore quello che è accaduto tra mercoledì e giovedì notte. L’ultima volta che l’hanno visto, John era allo Sloppy Slam di Campo dei Fiori. John saluta gli amici all’1:30, si avvia da solo verso Trastevere, presumibilmente attraversa Ponte Sisto, poi succede qualcosa, John incontra qualcuno o forse si perde, e alle 7:00 un passeggero del treno mattutino lo vede tranciato in due e da l’allarme. Cinque ore di mistero.

Studiava economia  al Trinity College, per uno scambio culturale di sei mesi. Non è il primo e non sarà l’ultimo degli americani che, dai primi anni 2000, muoiono nella Capitale in circostanze misteriose. Anche se un punto in comune certo c’è per tutti: l’alcol. Anche per John, si aspettano i risultati dell’autopsia solo per procedura, la componente decisiva è stato l’eccessivo bere. Gli studenti americani arrivano a Roma e impazziscono, abituati alle leggi più ferree dei codici americani, dove non si può bere fino a 21 anni ed è vietato consumare alcolici per strada. Il prezzo basso degli alcolici, la libertà di consumo senza limiti di quantità o di spazi, e l’input irrinunciabile di dover onorare lo scambio culturale, sono solo tre dei motivi che stanno alla base delle scene che si vedono quotidianamente nei pub del centro di Roma: ragazze e ragazzi americani completamente ubriachi. Spesso le serate finiscono al massimo con una rissa, purtroppo troppo spesso finiscono con una tragedia, inspiegabile anche se spiegata. Negli Usa condannano la libera vendita degli alcolici, e i famosi “pub crawling” dove si beve no-stop, in più crocifiggono la classica sicurezza di Roma, le leggi italiane, lo stato arlecchino, la pizza, il mandolino e la mafia. Spinti anche da un attualissimo spirito pro-Amanda. Che la forma degli americani sia sempre da cowboy non è in dubbio, ma ci si può porre qualche domanda sulla sostanza? C’è veramente un eccessivo liberismo con le bevande alcoliche? O è semplicemente libero arbitrio che gli americani a Roma usano male? A John Durkin, Andrew Carr, Han Kwang Kee, Keith Scorer non importa niente e forse neanche loro sanno la risposta. Una certezza c’è, che Roma è sempre più il posto dove i genitori europei non mandano i figli in vacanza. E forse non è neanche colpa sua.

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