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Petrolio addio, Rockefeller diventa green

Quando una delle famiglie economicamente più lungimiranti della storia prende una decisione così forte è sempre da considerarsi come profezia. Soprattutto quando si parla di 860 milioni di dollari tolti dall’economia del greggio da chi del petrolio è stato il magnate. E la profezia in questo caso è proprio l’estinzione dell’oro nero.

I Rockefeller, i signori del greggio, hanno detto no ai combustibili fossili. È la parabola generazionale di una delle famiglie più potenti del mondo, resa tra le più ricche da John D. e dalla sua Standard Oil. Oggi, a decenni di distanza, i suoi eredi hanno deciso di «scaricare» dal portafogli della Rockefeller Brothers Fund, fondazione di famiglia da 860 milioni di dollari, attività legate a petrolio e affini. Per investire in fonti rinnovabili ed energie «pulite», in linea con quanto compiuto da altre organizzazioni e facoltosi individui che hanno aderito al “divestment movement”. Niente più petrolio quindi per i Rockefeller, una scelta che rischia di segnare un’epoca.

Il movimento che ha preso piede alcuni anni fa nei campus universitari americani, dove non solo gli studenti, ma anche i professori, chiedevano agli stessi fondi gestione degli atenei di “scaricare” asset legati al petrolio e ad altre energie che in qualche modo contribuiscono all’emissione di gas serra. Un’onda verde che ha stimolato la mobilitazione di circa 180 istituzioni tra organizzazioni filantropiche, religiose, fondi pensioni, enti locali e privati cittadini. E grazie a cui i “disinvestimenti” in attività legate a greggio e affini sono stati di oltre 50 miliardi di dollari.

Il movimento è stato assimilato a quello anti-apartheid degli Anni Ottanta, e ha visto, ultima in ordine di tempo, l’adesione della fondazione della famiglia Rockefeller. “Ci stiamo muovendo in maniere prudente, ma con un impegno ferreo”, assicura Stephen Heintz, direttore del Fondo di famiglia. Mentre per Steven Rockefeller, figlio di Nelson e fiduciario del trust, si tratta di una decisione «che ha al contempo un significato morale e una dimensione economica». 

La discesa in campo dei rampolli della Standard Oil arriva, forse non a caso, in un momento di grande sensibilizzazione sulla consapevolezza ecologica come dimostrano le marce sul clima che stanno animando il Pianeta in questi giorni, e il grande summit che va in scena oggi nel corso dei lavori della 69esima Assemblea generale delle Nazioni Unite, al quale partecipano, oltre a Ban Ki-moon, Barack Obama e Matteo Renzi.

“La questione del clima deve essere una delle priorità di ogni Paese, la vera arma sono le politiche energetiche, ognuno di noi ha gli strumenti per attuarle, nessuno si può tirare indietro”, ha detto il segretario di Stato Usa, John Kerry, nel corso di un forum dei ministri degli Esteri sulle energie pulite, a cui ha partecipato Federica Mogherini. L’Italia si appresta ad affrontare l’appuntamento rilanciando il proprio impegno sulla carbon tax e confermando di voler affrontare il problema della sostenibilità nel corso dell’Expo di Milano.

Un contesto ideale nel quale si inquadra la discesa in campo dei Rockefeller: “È stato sempre nostro impegno investire nell’ambiente”, assicura Valerie Rockefeller Wayne, presidente del Fondo. L’erede del signore dell’oro nero assicura che le istanze verdi sono nel Dna di famiglia: “Mia figlia di otto anni quando ho il rossetto non mi bacia, sa che è fatto con olio di palma, e sa che per crescere le palme si distrugge l’habitat naturale degli orango tango”.

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