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Imbiancata la scalinata dello scudetto 1983, Trastevere insorge

Di Nardino Previdi – Erano lì da più di 30 anni, uno dei simboli della storia della Roma. I gradini colorati di giallo e rosso, visibili fin da viale Trastevere, ricordavano a tutti i passanti il secondo scudetto della “magica”. Erano stati pittati la prima volta proprio dopo il campionato 1983, quello di Bruno Conti e Falcao, e di nuovo nel 2001, per celebrare le «gesta» di Totti e Batistuta. Adesso non ci sono più, e la scalinata è diventata una delle tante che si vedono a Roma.

Gli abitanti di viale Glorioso, via Dandolo, Trastevere, gli studenti del Kennedy, i clienti di Porta Portese, li conoscevano tutti quegli scalini, ci erano ormai abituati e li guardavano con piacere. Quelli romanisti, ovviamente. Un motivo di soddisfazione quotidiana, quasi un senso d’appartenenza. Qualche giorno fa è cambiato tutto, sono arrivati degli operai e hanno imbiancato tutto, niente più colori, niente più ricordi, niente più storia. L’Ufficio decoro del Comune ha infatti inviato in viale Glorioso due squadre di uomini armati di spazzole e pittura bianca che, nel giro di poche ore, hanno cambiato look alla gradinata. Il marmo è tornato come prima, ma la gente è triste.

I trasteverini non solo non sono contenti, ma ce l’hanno col comune che ha ordinato la cancellazione, come scrive il Corriere della Sera. In zona i “no” sono in netta maggioranza. “So’ soldi buttati, era molto mejo prima. Vuoi mette’ questo bianco freddo, quasi mortuario degli scalini, con il giallo e rosso, i colori più belli der monno?”, urla un cinquantenne in un bar della zona. “Al Campidoglio comannano i laziali, so’ stati loro a decidere di ripittalla”, replica un ragazzo trasteverino. Chi commenta con più pacatezza esclama giustamente: “Non sempre un restauro è positivo. In questo caso l’intervento ha tolto un po’ di anima al quartiere”.

E come dargli torto, a tutta questa gente che, indipendentemente dalla fede calcistica, si è vista sottrarre un pezzo di storia della città. Erano diventati una meta di pellegrinaggio e turismo quegli scalini. Frammenti di vita, pezzi di memoria cittadina. Un po’ più in là, in fondo a viale Glorioso, Sergio Leone trascorse la sua giovinezza. E c’è una scritta, una sua frase, che forse racchiude più di tutto come si sente la gente che a queste strade appartiene da generazioni, e che ormai quegli scalini li vedeva solo di quei colori. “Il mio modo di vedere le cose talvolta è ingenuo, un po’ infantile, ma sincero. Come i bambini della scalinata di Viale Glorioso” queste le parole del grande regista, che visse nel quartiere ai tempi del primo scudetto romanista, nel 1942. A quei tempi non si usava pittare gli scalini, ma il senso di appartenenza era lo stesso.

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