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La storia dello Spritz

Di Alessandro Martini – Fresco, colorato, gustoso, leggero e amaro al punto giusto, è lui, è il cocktail dell’estate, è lo Spritz. Nonostante sia un cocktail del nord, ormai anche a Roma lo Spritz è il principe degli aperitivi. Con solo otto gradi di alcol è il cocktail delle pischelle che non vogliono ingrassare, degli studenti che non vogliono ubriacarsi, e in generale di qualsiasi persona che ha caldo ma vuole bersi lo stesso un cocktail.

Lo Spritz è il cocktail del Triveneto, dentro ci sono Prosecco, acqua frizzante o seltz, e bitter. Si versa tutto in un tumbler basso con del ghiaccio, si mescola, si infila mezza fetta d’arancia e voilà, il gioco è fatto. Il nome ufficiale è in realtà “Spritz Veneziano”, e infatti se vai a Venezia lo sanno fare da maestri e te lo tirano dietro, costa due euro, mentre gli altri 10.

Ma perché si chiama Spritz? Il nome deriva da un’invenzione dei soldati dell’Impero austriaco nel 1800. I militari, per abbassare l’elevata gradazione alcolica dei vini veneti, li allungavano con acqua frizzante, da qui l’origine del nome. Spritzen infatti in tedesco vuol dire spruzzare, il gesto di allungare il vino con l’acqua frizzante. Gli italiani schernivano quest’usanza dissacratoria e chiamavano il drink con il volgare nome di “vino spruzzato”.

Lo Spritz vero e proprio invece nasce tra gli anni 20′ e gli anni 30′ del ‘900, tra Padova e Venezia, quando gli italiani capirono che con quel “vino spruzzato” si poteva fare qualcosa. L’invenzione consisteva nell’unire l’Aperol all’usanza dei soldati austroungarici. Dagli anni ’70 in tutto il Veneto non si fa altro che bere Spritz, poi è arrivato in Friuli, in Trentino, e dal 2008, dopo l’enorme campagna pubblicitaria dell’Aperol in tutta l’Italia e in tutto il mondo. Ormai anche nei locali romani si sente molto spesso: “me fai ‘no Spritz?!”.

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