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La Via Crucis di Botero: un Cristo nelle favelas

Di Marcello Rubini – Nella Roma che celebra il poco sentito Giubileo straordinario voluto da Papa Francesco, la Via Crucis di Botero al Palazzo delle Esposizioni sembra cascare proprio a fagiolo. Bisogna dirlo, considerando anche le coincidenze temporali: siamo appena entrati nella quaresima che culminerà con  la Pasqua, che quest’anno è domenica 27 marzo (la mostra chiude il 1° maggio). Ma ci fermiamo qui con i riferimenti alla liturgia cristiana. Perché nella passione di Cristo non c’è solo il “sacro”, c’è anche molto, moltissimo, “profano”. E chi conosce l’artista di Medellìn giustamente un po’ se lo aspetta. Ma qui tutta la ciccia dei protagonisti non assume un carattere irriverente o satirico, al contrario, trasmette dei valori di compassione e serve a descrivere le miserie e i drammi del mondo. Si tratta dunque di una svolta nella carriera di Botero che ha incominciato a dipingere queste 63 opere alla soglia dei suoi 80 anni (oggi ne ha 83).  “Ho realizzato questa serie — ha detto — perché descrive un momento fondamentale della vita di Gesù. Non ci sono elementi satirici in questo lavoro che è pervaso di grande rispetto”.

Nonostante questo cambiamento nella sua morale, i quadri dell’artista colombiano rimangono forti, potenti…e sovraccarichi. Non solo grazie allo stile unico e inconfondibile — figure enormi, grasse, tondeggianti e tanti colori — ma anche grazie a degli elementi contemporanei allegorici.

I soldati romani che accompagnano il tragitto di Cristo non hanno sempre l’armatura antica ma indossano a volte le divise del secolo scorso dei soldati sudamericani (con tanto di manganello!) oppure sono dei poliziotti (corrotti!) in borghese. Pure le strade possono essere moderne, asfaltate, e le case diventano favelas. La stessa crocifissione di Cristo non avviene come vuole la tradizione sul Golgota, ma nel verde di Central Park a New York (dove per la prima volta queste opere vennero esposte). Giuda, nell’atto del bacio, è dipinto in maniche di camicia, pantaloni scuri, cintura di cuoio, anello con il brillocco e orologio d’oro al polso.

Grazie a Botero ritornano quindi i grandi temi della tradizione iconografica che si erano persi con la Rivoluzione Francese. E dato che questi temi venivano dipinti dagli artisti mescolando un po’ di realtà quotidiana e un po’ di storia, quelli di Botero sono caratterizzati dalle povertà, umane ed economiche, delle favelas latine e hanno così una funzione di denuncia sociale.

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