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Roma

Scoperta la casa del centurione sotto la metro C

A Roma ‘ndo scavi scavi trovi qualcosa. E stavolta è stato scoperto un vero spettacolo, mosaici bianchi e figure nere, geometrie, alberi, un satiro e un amorino che lottano o danzano sotto un tralcio d’uva, un uccello su un ramo e perfino un’antica fontana.

Tutto questo sotto la fermata della metropolitana di Amba Aradam, a viale Ipponio: due edifici della caserma con i dormitori dei soldati imperiali del II secolo scoperta due anni fa, questa volta a 12 metri di profondità, tre in meno, un’area di servizio e la splendida domus del centurione, il comandante. “E forse” suggerisce l’archeologa Rossella Rea “tutta la struttura potrebbe essere una di quelle che sappiamo ospitavano milizie speciali, i servizi segreti dell’imperatore”.

Subito gli archeologi della soprintendenza guidata da Francesco Prosperetti hanno capito che i nuovi resti erano una parte integrante del complesso militare. Infatti formano due ali rispetto al dormitorio e sembrano costruite sempre in età adrianea, agli inizi del del II secolo d.C., contemporaneamente alle stanze dei soldati, e poi ristrutturate.
Ma il gioiello, su un terreno che declinava verso il nord, in direzione di un piccolo fiume che scorreva ai piedi della cinta delle Mura Aureliane che ancora non erano state costruite (“si chiamava Aqua Crabra” spiega l’archeologa Simona Morretta “serviva per irrigare gli orti e poi si dirigeva verso il Tevere”), è la casa, il grande alloggio del comandante della caserma dell’imperatore Adriano.

Eccolo, imponente, un edificio rettangolare di circa 300 metri quadrati, che prosegue oltre la paratia nord della stazione, per ora il limite dello scavo. Ecco i gradini che immettono nel corridoio, il pavimento di “opus spicatum”, i mattoncini a spina di pesce tipici dell’epoca, ecco quattordici stanze intorno a una sorta di cortile centrale, e i resti di quella che era una fontana con vasche e che probabilmente sosteneva una scultura da cui zampillava l’acqua.

Ma incredibili sono i pavimenti a quadrati di  marmo bianco e ardesia, che gli archeologi chiamano “opus sectile”, poi un tripudio di mosaici, quelli dell’amorino e del satiro, e intorno le pareti decorate con intonaci colorati o bianchi. Non solo. Una delle stanze doveva essere riscaldata e infatti sotto il pavimento sono state ritrovate le “suspensurae”, pile di mattoni che formavano un’intercapedine per il passaggio dell’aria calda.

Lo scavo ha riportato alla luce anche i resti di una scala che serviva, nell’ultimo periodo, per salire al piano superiore, con uffici o altri dormitori di soldati. E la terra ha restituito elementi di legno miracolosamente conservati, i resti delle tavole usate per le fondazioni, travi e travetti dei carpentieri di allora buttati dentro delle fosse e pure coperture di piccoli canali.

“Abbiamo anche ritrovato” racconta Morretta “oggetti di uso comune, anelli d’oro, un manico d’avorio intarsiato di un pugnale, amuleti e i bolli laterizi che ci hanno fatto datare i resti e capire che ci furono numerose ristrutturazioni nel tempo”. I due nuovi edifici, come il dormitorio dei soldati, furono abbandonati e poi rasati a un metro e mezzo di altezza  dopo la metà del III secolo, quando nel 271 si cominciarono a costruire le fortificazioni delle Mura Aureliane e le costruzioni esterne, che potevano dar riparo ai nemici, dovevano essere abbattute.

“L’importanza della scoperta” spiegano gli archeologi “si deve alla complessità e allo stato di conservazione dei castra, nonché alla loro posizione. Si tratta di un vero e proprio quartiere militare, edificato soprattutto con l’imperatore Traiano, agli inizi II secolo d.C”, di cui ora riappare un altro insediamento”.

Il soprintendente Prosperetti non ha dubbi: “Questa sarà la stazione archeologica della metropolitana più bella del mondo”.

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