Non c’era TikTok, non c’erano le stories, manco i selfie con la fotocamera frontale. C’erano i motorini con le bandiere incastrate nel bauletto, le magliette sudate di Batistuta e le radio che cantava a tutte le ore Roma Roma Roma, pure alle 3 di notte. Era il 24 giugno 2001 e la Roma aveva appena vinto il suo terzo scudetto. Ma la vera apocalisse emozionale arrivò il giorno dopo, e non solo per i romanisti ma per tutti i romani: Antonello Venditti al Circo Massimo. Un concerto gratuito, aperto, senza biglietto, senza pass, senza barriere; solo cuore, voce e gente. E quanta gente… eravamo un milione e ottocentomila persone, dice la Questura. Più dei Rolling Stones a Rio nel 2006, più di Madonna ovunque, più del Monster of Rock a Mosca nel 1991. Roma quella notte si è bloccata e si è messa a cantare, tutta insieme. Niente palco scenografico, niente effetti speciali: bastava Antonello a reggere l’impero.
Fu una roba da far impallidire il Giubileo, anche perché non c’erano solo tifosi: c’erano famiglie, bambini sulle spalle, ultras frignoni, turisti confusi, preti in borghese e fidanzate rassegnate. E poi c’era Verdone, Totti, l’allora sindaco Veltroni, c’era un’indimenticabile Ferilli che ha sfilato sventolando la bandiera giallorossa, diventando da quel momento a pieno titolo la regina di Roma. E siamo sicuri che c’era pure qualche laziale a godersi questo spettacolo che è entrato a pieno titolo nella Top10 dei concerti con più spettatori al mondo. Un milione ottocentomila, tutti in piedi, gomito a gomito in una Roma che profumava di sudore, birra calda e immortalità.
Prima del nostro Antonello, sul podio della classifica ci sono cinque mostri sacri della musica internazionale: Rod Stewart a Copacabana nel 1994 (3,5 milioni di persone, che manco alla finale di un Mondiale), Jean-Michel Jarre a Mosca nel 1997 (altri 3,5 milioni spettatori) e Jorge Ben Jor a Rio De Janeiro nel 1993, con “soli” 3 milioni. Poi in quarta posizione la recentissima esibizione di Lady Gaga a Copacabana nel 2025 e quinto Jean-Michel Jarre a Parigi nel 1990, entrambi con 2.5 milioni di spettatori. E, subito dopo, arriva Antonello nostro. L’Italia, nella top 10, c’è solo grazie a lui; per un uomo e un pianoforte, per la bellezza del Palatino come sfondo, per una folla sovrumana di romani in delirio, gli stessi a cui oggi, ricordando una delle notti più belle delle loro vite, ancora si commuovono.
Roma c’era.
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