Diciamoci la verità, a Roma i locali che spiccano non sono tanti. Tra posti tutto fumo e niente arrosto, ristoranti arronzoni, bettole e ladri, l’eccellenza è sempre più rara e un po’ noi romani tendiamo ad accontentarci. Ci sono però delle eccezioni, come per esempio il gruppo che ha prima creato il pluripremiato Faro a Porta Pia, e poi Love in Prati. Locali talmente “perfetti” da non sembrare manco romani. Da pochi giorni è arrivato anche il terzo progetto, si chiama Luna ed è Piazza Barberini, precisamente in via delle Quattro Fontane.
Senza bancone, perché il caffè è una bevanda da meditazione e si beve seduti. Per proseguire la guerra contro espresso bruciato e zucchero in bustina accanto che Dario Fociani, creatore di Faro, Love e ora Luna, combatte da anni. Adesso ha alzato l’asticella. Il modello del nuovo locale in via delle Quattro Fontane 175 è quello della bakery dei paesi del Nord Europa, un po’ come era Marigold.
Infatti Luna non è solo un bar, né una pasticceria e in realtà nemmeno un ristorante o un bistrot; è semplicemente uno spazio essenziale, pulito, nordico ma non freddo, dove puoi sederti, leggere, lavorare, respirare, fare quello che ti pare basta che lo fai bevendo un caffè. E mica un caffè qualsiasi; uno specialty ovviamente, firmato Aliena (la torrefazione di Dario 100% romana), con tutte le estrazioni del caso: espresso, V60, batch brew e persino il cold brew in lattina home made.
E se il caffè è al centro del microcosmo di Luna, attorno gira una proposta gastronomica che va dalla colazione al pranzo con una formula “brunch all day long”, che ci ricorda che la colazione è il momento più importante della giornata. Il menù è dinamico, cambia spesso e si trasforma nel corso di una sola giornata tra proposte di pasticceria da asporto e dolci da colazione che profumano di romanità; dal maritozzo alle uova alla benedict, dagli spaghetti al pomdoro del piennolo al grilled cheese, dai croissant ai club sandwich, il tutto accompagnato da vino e birre artigianali (e ovviamente da caffè).
Insomma, Luna è un picnic urbano in cui nulla è lasciato al caso; tutti gli ingredienti sono sostenibili, etici e a filiera cortissima, che tradotto vuol dire: sai che te magni. C’è il burro di Beppe e i suoi formaggi, le uova di Pulicaro, le farine di Sobrino: tutta roba che tua nonna chiamerebbe “cibo buono” ma che non è scontato trovare in una caffetteria, soprattutto nel centro storico.
Al comando del food c’è Mattia Iacazio, ex Birra del Borgo. La squadra si compone di 17 persone pronte a servire circa 60 coperti tra dentro e fuori, in quel cortile segreto che se non lo sai, non lo trovi (e quando lo trovi non lo molli più). Anche stavolta, la brigata di Fociani, che ricompone il dream team con Arturo Felicetta e Dafne Spadavecchia, non apre un bar: traccia una rotta. E se con Faro avevano puntato alla metafora marina della luce nella notte e dell’ approdo sicuro, con Luna raddoppiano il simbolismo: adesso la luce arriva dall’alto, più rarefatta, più mistica, e si intreccia con il richiamo cosmico di “Aliena”, la torrefazione.
Il marchio lo ha studiato Alessandro Gianvenuti, mentre per gli interni c’è il tocco magico dell’architetto Stefano Rosini – lo stesso del vicinissimo cinema Barberini – affiancato da un intervento artistico di Michela Picchi.
Già da qualche giorno Luna ha spalancato le sue porte al pubblico. In un centro storico in cui ormai ci sono solo souvenir, gelateria orripilanti, pizzerie indigeste e bnb, viva Luna e i progetti come questo.
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