Il nostalgico che svende a malincuore
Monteverde vecchio, palazzina anni ’60 con ascensore originale Otis e piante grasse sul pianerottolo. Lui non vende una casa, vende una vita. I figli sono andati via, chi a Londra, chi al Pigneto, e lui si è ritrovato in 130 mq con la moka da sei e un tavolo da otto. Inserzione struggente, tour guidato con aneddoti e almeno una lacrima quando gli dici che vuoi buttare giù la parete del corridoio. Dice che svende, ma in realtà chiede un prezzo fuori mercato per poterla lasciare “a qualcuno che la sa apprezzare”.
L’erede che non ha mai visto quella casa prima
Torrevecchia. Ha ereditato l’appartamento dalla figlia nubile di una prozia di suo nonno. Non l’ha mai conosciuta, ma a quanto pare lei conosceva lui. La notizia è arrivata con una raccomandata e una delega per le chiavi, e lui non c’ha pensato due volte: meglio 300 sacchi oggi che l’IMU domani.
La verità è che lui là dentro non ci vivrebbe mai. Non sa quanti metri quadri sono, chi sia l’amministratore o dove vada la raccolta differenziata. Così, vende quella casa come si vende una bici trovata in cantina: con distacco, ma se gliela paghi bene ti dà pure il lucchetto.
Il radical chic al tramonto
Al centro del centro storico. L’annuncio parla di “casa dall’anima bohémien”. Dentro c’è una casa sconnessa che odora di incenso e rimpianti; il bagno è in cucina, alla camera si accede dal terrazzo e il salotto non ha la tv. Il proprietario vive adesso in Portogallo e ti fa fare la visita via Zoom, con connessione ballerina. Ti dice che la vende perché in quella casa “l’energia è cambiata”. E forse anche l’ISEE.
Il palazzinaro in incognito
Roma Est Est Est. Si spaccia per “privato”, ma in realtà ha sei appartamenti da vendere, tutti uguali, tutti parquet laminato effetto rovere, cucina a vista con penisola obbligatoria e sopra al divano quadri astratti selezionati da un algoritmo. Ti accoglie con un sorriso finto, ti dà il biglietto da visita “per amicizia” e alla fine finisci che stai parlando con un consulente mutui della sua stessa agenzia.
La signora di Roma Nord
Vigna Clara alta, parquet a spina di pesce e vista sul nulla molto esclusivo. L’appartamento è perfetto: tre saloni, due cucine e mezzo, un bagno di servizio più grande del tuo monolocale.
Ti riceve in camicia di seta, dice che si sposta “più in piccolo”, ma non sa ancora dove. Forse Parioli, forse Capalbio, magari Parigi. L’unica cosa certa è che non accetta offerte al ribasso. Non per il valore della casa, ma per principio.
Il trentenne che ha comprato nel 2021
San Paolo. L’ha comprata nel delirio del Superbonus e dei tassi fissi “che tanto non risaliranno mai”. C’era la fila per ogni appartamento e lui ce l’ha fatta. O almeno così credeva. Ora la rata lo guarda negli occhi ogni mattina e il quartiere, che un tempo gli sembrava “vivace”, è diventato un rumore costante di motorini e giovani che sanno ancora godersi la vita.
Ha messo in vendita il trilocale “ristrutturato con gusto” (il suo), e se gliela compri, ti regala pure il divano.
Ti accoglie sorridente, ma se gli chiedi perché se ne va, parte con un monologo che finisce sempre con: “forse Berlino”.
La giovane coppia che ci ha provato
Pietralata, “vicino alla metro”. L’hanno comprata pieni di speranza, mobili scelti insieme in pomeriggi lunghissimi ad Ikea Anagnina e progetti a lungo termine. Dopo un anno, lui lavora a Milano, lei è in terapia, e la casa è in vendita “per esigenze lavorative”. Qualcosa è andato storto, e forse quel qualcosa non è solo Pietralata.
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