Di Enrico Del Debbio – Chi insultava Lotito perchè aveva scelto dei terreni a rischio esondazione solo perchè di sua proprietà (in realtà di proprietà del suocero) si dovrà ricredere. Il presidente della Lazio, al centro in questo periodo di mille polemiche per la sua “presenza ovunque”, ha deciso di cambiare location al nuovo tempio biancoceleste. Per lo “Stadio delle Aquile” ha scelto infatti di non allontanarsi troppo dallo stadio Olimpico, individuando cento ettari a Prima Porta per costruire l’impianto. Precisamente la zona è all’altezza dei resti della villa di Livia, tra la Tiberina, che sfiocca dalla Flaminia e il fiume, e, dall’altra parte della riva, la Salaria. Lotito sta considerando seriamente quest’opzione.
Dunque, cambio di rotta, non più quelli dei fratelli Mezzaroma (Lotito è il suocero di Pietro Mezzaroma) al chilometro 6,2 della Tiberina, a rischio esondazione, che la società aveva proposto negli anni scorsi, ma una nuova location.
Identico invece il progetto da due milioni di metri cubi, prodotto da Ama Group. In particolare lo stadio è stato pensato avvicinando il terreno di gioco agli spalti in stile inglese. Niente barriere, in caso di bisogno verrebbero innalzati dei cristalli, inizialmente posti sotto il livello del rettangolo di gioco. L’altezza: quarantacinque metri circa, non di più. La struttura è stata ideata su due livelli: circa 30 mila tifosi verrebbero ospitati nell’anello inferiore, altri 25 mila nella parte superiore, quindi in tutto 55 mila posti. La copertura è prevista in poliestere, led luminosi evidenzierebbero il logo Lazio anche di notte. Tempi di costruzione? Tre anni. Insomma una nuova cittadella a nord di Roma, collegata dalla ferrovia Roma Nord, che parte da piazza del Popolo e arriva alla stazione di Prima Porta, e dalla RM2 la linea metropolitana che ferma a Settebagni, sull’altra riva del Tevere.
Per adesso Lotito ha chiesto di definire un piano preciso che abbia come confini quelli dell’ansa del fiume e quando sarà pronto lo presenterà in Campidoglio.
D’altronde in una recente intervista lo aveva preannunciato. Cosa succede allo Stadio delle Aquile? Un progetto abortito?, gli avevano chiesto. E lui: “Ma che abortito? Sta scherzando? Sono in attesa di vedere quello che succede in merito a altre valutazioni che faranno, poi nel momento in cui le faranno valuteremo”.
E poi: “Uno stadio per funzionare deve avere degli standard, sia in termini di equilibrio economico-finanziario per la realizzazione, che per la conduzione. Deve avere un ritorno economico, perché lo stadio non vale in termini economici della biglietteria, ma per tutto il ritorno che crea. Sono curioso di vedere cosa succede con lo stadio della Roma”.
Nel 2009 il patron della Lazio portò il plastico del nuovo stadio, ridisegnato, aggiornato e rivisitato alla Regione Lazio e in Campidoglio. L’iter sembrava avviatissimo dopo anni di ritardi burocratici e politici, ma si fermò tutto proprio in considerazione del rischio esondazione sui terreni della Tiberina, che effettivamente durante una piena erano stati sommersi dalle acque del fiume.
Lotito ha sempre respinto le accuse di speculazione: “Nessuno vuole speculare, ma le società vanno messe nelle condizioni di essere competitive. C’è ancora chi mistifica la realtà”.