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Roma

Arriva gratis su Rai Play “La scuola romana delle risate”

A Roma l’ironia non si insegna, si respira. Te l’ha passata tua madre mentre ti sgridava da ragazzino, te la regala ogni giorno l’edicolante senza saperlo, e alla fine te la ritrovi in bocca quando il semaforo è rosso da venti minuti e il motorino ti fa da sedia a dondolo.

Ecco, quella Roma viene raccontata come si racconta una dinastia, con tutti gli onori del caso, ne “La scuola romana delle risate”, il nuovo docu-evento di Rai Documentari, ora disponibile su RaiPlay. Un titolo che sembra una provocazione, e forse un po’ lo è.  Perché una scuola così non ha banchi né campanella, ma ha avuto insegnanti del calibro di Sordi, Petrolini, Proietti, Guzzanti e Verdone, che infatti è anche il cicerone del film, la voce narrante che ci scorta nel magico mondo della risata romana. 

La regia è di Marco Spagnoli, che orchestra immagini d’archivio, interviste, sketch e confessioni da dietro le quinte, e il risultato è una sinfonia romanocentrica, un viaggio nella comicità capitolina dalle origini ai giorni nostri, passando per quel pantheon sacro che fa ridere anche quando non vuole. Dentro ci trovi tutto; il sarcasmo aristocratico dei tempi del varietà alla risata di pancia, le barzellette da bar, e poi ovviamente c’è Zerocalcare, le incursioni di Lillo, Virginia Raffaele, Massimiliano Bruno, Piotta (autore della colonna sonora) e altri rappresentanti di quella romanità che fa ridere pure quando respira.

Tra immagini d’archivio pescate dalle Teche Rai, video in bianco e nero, sketch epocali e dietro le quinte che profumano di VHS dimenticata sotto il mobile della nonna, si compone il mosaico di una comicità che non è solo un genere, ma un modo di vivere.

Il documentario non è solo un omaggio al passato, ma un passaggio di testimone verso il futuro. Perché oggi la comicità romana continua a esistere: vive nei podcast improvvisati sulla Cassia, nei meme con i filtri da cane, nei reel girati in bagno, nelle storie Instagram in cui il romano fa satira mentre parcheggia in doppia fila. Eppure, qualcosa è rimasto identico: quell’abilità di prenderci in giro senza fare i simpatici, di dire cose atroci col sorriso, di riderci addosso con dignità. Insomma, quella linea di sangue e sarcasmo non è finita. 

La scuola romana delle risate non è un documentario, è una scusa per ricordarci che a Roma non si ride perché si è felici: si ride perché, se no, ci si incazza. E allora tanto vale farlo bene.

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