Roma ci riprova: l’ultima scommessa della capitale è rendere il Tevere balneabile entro il 2025. Avete letto bene: bal-ne-a-bi-le. Entro il 2025, cioè tra qualche manciata di mesi. Ci pensate? Tra un anno potremmo scendere di casa in costume e tuffarci nel biondo fiume senza rischiare di uscirne con un occhio in più o un piede in meno. Avanguardia pura…
Il paragone, ça va sans dire, è con la Senna di Parigi, freschissima protagonista delle cronache internazionali di questi giorni: dopo un’epica opera di riqualificazione durata anni e costata miliardi, la Senna è stata promossa a vasca olimpionica urbana. E quindi, se i francesi si fanno il bagno sotto Notre-Dame, perché noi non possiamo farlo sotto Ponte Sisto?
Peccato solo che i parigini ci abbiano fatto giusto qualche bracciata in un evento speciale, dopodiché i livelli batterici sono tornati alti e hanno richiuso i battenti. Insomma, più storytelling che altro, ma per noi è stato sufficiente per lanciare il guanto di sfida: è stato il sindaco Gualtieri in persona a dichiarare che “il Tevere può diventare un luogo di balneazione”. Certo, qui da noi l’obiettivo è ambizioso: togliere scarichi abusivi, migliorare la qualità delle acque (soprattutto dell’Aniene, affluente celebre per ogni tipo di curiosità biologica) e bonificare le sponde. In parallelo, costruire e rendere accessibili giardini, pontili, piste ciclabili lungo l’argine e si parla persino di un trasporto fluviale elettrico che porti fino a Ostia. Il problema di tutto ciò è che, a differenza dei francesi con i loro miliardi per le Olimpiadi, Roma punta su risorse post‑Giubileo e spirito di sopravvivenza civica.
E quindi, chiamateci pure sognatori, illusi e ingenui, ma noi infondo ci speriamo davvero in questa follia; sogniamo di darvi appuntamento a tutti il primo dell’anno, altezza Ponte Cavour, con capofila Mister Ok e noi tutti dietro, pronti per fare un tuffo nelle acque di quel fiume biondissimo che da secoli guarda pazientemente scorrere le nostre giornate tra traffico e imprecazioni, restituendoci indietro palloni sgonfi, motorini rubati e qualche sogno galleggiante.