È un triangolino croccante fuori e morbido dentro, unto quanto basta, farcito con il meglio della cucina tradizionale romana. Non è pizza, non è pane, non è un tramezzino – eppure è un po’ l’unione di queste cose, senza essere davvero nessuna. E prima che lo chef Stefano Callegari lo inventasse, nel 2008, non esisteva neanche la parola con cui oggi chiamiamo uno dei migliori street food di sempre: ebbene sì, stiamo parlando di sua maestà il Trapizzino.
TasteAtlas, la bibbia internazionale del cibo, lo ha appena inserito nella sua classifica di luglio 2025 tra i 50 migliori street food al mondo e noi non potremmo esserne più fieri. Come si suol dire: dare a Trapizzino quel che è di Trapizzino.
E quindi, tra tacos messicani, falafel egiziani, e kebab turchi, eccoci qua che con il Trapizzino ci piazziamo al 49° posto, due posizioni prima degli arancini al burro e quattordici sotto la porchetta. L’Italia è tra i paesi più presenti nella Top100 di TasteAtlas: da una parte troviamo gli arrosticini (67), la pizza al taglio (70) e i panzerotti (75), dall’altra al trentesimo posto la regina Piadina Romagnola.
Ma torniamo a noi, torniamo al 2005 e a quando Stefano Callegari ha aperto una pizzeria al taglio nel cuore di Testaccio chiamata 00100, che è sia il codice postale di Roma sia un omaggio alla farina 00. Ed è tra queste mura che arriva l’intuizione: la tradizionale pizza al taglio diventa piano piano una vera e propria scarpetta da asporto, unendo il gusto e la morbidezza della pizza bianca e il meglio della cucina tradizionale: pollo alla cacciatora, trippa, polpette al sugo, lingua in salsa verde, burrata e alici, picchiapò. Da qui, il miracolo romano del Trapizzino.
Poi ci fu l’incontro con Paul Pansera e l’inizio della seconda vita del Trapizzino: da intuizione da forno a marchio vero e proprio, con negozi monomarca, menù rotanti e il culto dell’impasto perfetto. Roma rimane la sua casa con sedi in vari quartieri, ma ben presto il Trapizzino varca i confini del GRA aprendo anche a Latina, Ladispoli, Milano, Torino, Firenze e Trieste. Fino poi alla grande consacrazione internazionale: New York, Lower East Side.
E quindi, grazie TasteAtlas per aver ufficializzato quello che noi romani sapevamo già da un pezzo: che il Trapizzino è uno street food ma anche un patrimonio emotivo, comfort food tascabile, l’evoluzione naturale della scarpetta. È Roma in un morso.
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