Era il 1962 l’ultima volta che Ponte Flaminio, l’imponente struttura che collega i Parioli a Tor di Quinto passando per Corso Francia, è stato pulito. Sì, il ‘62: Kennedy era ancora vivo, c’era ancora la Lira e al Fleming c’erano le pecore.
Oggi, dopo oltre sessant’anni, il ponte più famoso di Roma Nord sta per tornare al suo splendore originario grazie a un intervento di restauro e pulizia promosso dal Campidoglio, con un investimento complessivo di 600.000 euro.
I lavori, partiti nei giorni scorsi, prevedono due fasi. La prima è una micro-aeroabrasione a secco: una tecnica che permette di rimuovere in modo delicato le incrostazioni causate da smog, muffa e agenti atmosferici, senza danneggiare il travertino.
Poi si passa alla seconda fase: l’applicazione di un trattamento oleo-idrofobico, che detto male significa che il ponte diventerà impermeabile a olio, pioggia e soprattutto alle scritte tipo “TI AMO COSTANZA MA SENZA SPERANZA”.
I lavori dureranno ancora fino a metà luglio. Quando saranno completati, il Ponte Flaminio tornerà a essere pulito, uniforme e protetto in tutte le sue parti, dalle aquile ai lampioni, fino alla lupa capitolina.
Il lifting flaminiense rientra in una più ampia “ponte beauty routine” del Campidoglio: dopo il Ponte Marconi, che ha già beneficiato del trattamento, e Ponte Risorgimento, attualmente in fase di pulizia, toccherà anche a Ponte Duca d’Aosta, Ponte della Musica e Ponte Matteotti.