Dopo un lungo periodo in cui non si parlava più del “coperto” nella ristorazione, torna sotto i riflettori, grazie a una denuncia dell’Associazione Codici. Il problema resta lo stesso: nonostante una legge regionale ne vieti l’applicazione, molti ristoranti continuano a farlo pagare ai clienti. Come spesso accade, “fatta la legge, trovato l’inganno”, e diversi ristoratori non hanno tardato a trovare scappatoie.
La normativa – La Legge Regionale n. 21 del 2006, nell’articolo 16, è molto chiara: i prezzi dei servizi di somministrazione devono essere esposti in modo chiaro e comprensibile prima dell’ordinazione e non è possibile applicare costi aggiuntivi per il coperto. In parole semplici, nessun cliente dovrebbe vedere la voce “coperto” sul proprio scontrino.
Si è passati dalla voce “coperto” a “servizio” ed è proprio su questo punto che sorgono i problemi. Molti ristoratori approfittano della scarsa conoscenza della normativa da parte dei consumatori continuando a far pagare il “coperto” chiamandolo “servizio”. La sostanza, però, non cambia: il conto risulta ingiustificatamente maggiorato. Codici denuncia anche la mancata trasparenza nei listini prezzi, che spesso non riportano chiaramente la voce “servizio”, come richiesto dalla legge.
La questione del “coperto illegale” non è nuova. Già nel 2009, l’Udicon (Unione per la Difesa del Consumatore) aveva lanciato una campagna per informare i cittadini e invitarli a denunciare i ristoranti che continuavano ad applicarlo. Tuttavia, a distanza di anni, la situazione sembra essere ancora invariata, con molti ristoratori che ignorano la legge del 2006.