Mark Ruffalo ha fatto tutto. Il fidanzato di Jennifer Garner in 30 anni in 1 secondo. Il detective di Zodiac. L’avvocato ambientalista di Cattive acque. L’amante di Emma Stone in Povere creature. Certo, ha fatto Hulk in Hulk. Ha ricevuto cinque nomination agli Oscar, ha pianto in tribunale, ha lavorato con Scorsese, con Bong Joon-ho, con Yorgos Lanthimos. E adesso? Adesso tenetevi forte, perché sta per arrivare a Tor Sapienza.
Sì, è tutto vero. Il 25 giugno Mark Ruffalo sarà ospite de Il Cinema in Piazza, alla Cervelletta, per curare una Carte Blanche speciale. Ha scelto lui il film da proiettare, come si fa con gli amici a casa. E ha scelto Fellini. Il più onirico, il più malinconico, il più italiano: Amarcord. Una dichiarazione d’amore all’Italia che non c’è più, ma che a Tor Sapienza – in qualche modo – resiste. Tra i palazzi anni ’70, le parabole che sembrano fiori metallici e le signore che escono coi ventagli anche a mezzanotte.
E non è finita: il giorno dopo, giovedì 26, Ruffalo sarà anche al Cinema Troisi – quel gioiellino incastonato nel caos di Trastevere – insieme al regista Bennett Miller per presentare Foxcatcher, un film cupo e ossessivo che lo ha consacrato nel suo ruolo più sottovoce. Un thriller psicologico che ha ricevuto cinque candidature agli Oscar di cui una dello stesso Ruffalo come Miglior attore non protagonista.
Ma il punto non sono i film, e neanche il personaggio. È che Ruffalo arriva qui. A Roma Est, dove se chiedi un Americano, ti danno un caffè lungo. Alla Cervelletta, un’arena dove il pubblico arriva in anticipo, si siede sulla sedia pieghevole portata da casa e beve la birra calda del bangla. Dove Fellini si guarda tra i grilli e il rumore dei treni che passano in fondo. Uno dei pochi posti dove i romani riescono a stare semplicemente in silenzio, per due ore.
Questa e le altre arene del Cinema in Piazza sono delle bolle di cultura, bellezza e condivisione che sfidano ogni stereotipo sulla capitale. E quando ci metti dentro anche Mark Ruffalo che presenta Fellini, il miracolo è compiuto. Hulk che racconta Amarcord sotto le stelle di Tor Sapienza non è una provocazione intellettuale, è semplicemente la cosa più giusta dell’estate.
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