Domenica mattina, ore nove: piazza del Popolo ancora assonnata, i primi raggi di sole che illuminano l’obelisco, i turisti in coda per un cappuccino e i romani che di solito a quell’ora si stanno rigirando nel letto. Sembra un sogno, e invece no: perché il 21 settembre la Capitale ha deciso di darsi una svegliata a colpi di pedale, con la nuova edizione di BiciRoma, la manifestazione che trasforma per un giorno il centro storico in una ciclabile lunga ventisette chilometri.
Un’idea semplice e geniale: chiudere il traffico, aprire le strade alle bici, lasciare che la città eterna mostri il suo lato più sostenibile. Via del Corso senza motorini e clacson? Piazza Venezia senza file di autobus incolonnati? I Fori Imperiali senza l’incubo dei semafori? Per molti è sembrato quasi un miracolo laico, un “reset” urbano che ha ridato per qualche ora respiro e silenzio a luoghi che di solito convivono con il caos quotidiano.
La chiamano la “passeggiata più bella del mondo”, d’altra parte, e un motivo c’è. Il percorso tocca praticamente tutte le cartoline presenti nelle edicole romane: dal Colosseo al Circo Massimo, dal Teatro di Marcello a piazza di Spagna. Ventisette chilometri che, per chi ama la bici, equivalgono a un sogno a due ruote; per chi invece la bici la prende solo in vacanza a Riccione, sono comunque una scusa perfetta per godersi una Roma insolitamente vivibile.
E poi c’è la grande conferma: anche quest’anno l’Ambasciata del Regno dell’Arabia Saudita sostiene l’iniziativa, portando il suo contributo a un evento che è più di un raduno sportivo. E non sarà da escludere di imbattersi nell’Ambasciatore, Sua Altezza Reale il Principe Faisal bin Sattam bin Abdulaziz Al Saud.
La scelta dell’Ambasciata non è solo simbolica. È un messaggio forte: la sostenibilità non ha confini, non appartiene a un solo Paese, ma è una sfida globale: non un lusso occidentale, ma una responsabilità condivisa. Il legame tra Roma e Riyadh, in questo caso, passa per un manubrio e due ruote. Ed è un ponte culturale che vale più di mille convegni: perché l’immagine resta, e racconta un futuro dove la collaborazione internazionale è anche questo, spingere insieme i pedali verso la stessa direzione.
L’evento si inserisce nella cornice della European Mobility Week, un appuntamento che ogni anno prova a immaginare città diverse: meno trafficate, più respirabili, più a misura di chi ci vive. A sostenerlo, oltre all’Ambasciata saudita, anche la Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola e Roma Capitale. Insomma, un endorsement istituzionale che sottolinea quanto la mobilità dolce sia ormai diventata un tema centrale nel dibattito politico e urbanistico.
E Roma, che di traffico sa tutto, non poteva non raccogliere la sfida. Per un giorno, gli automobilisti si dovranno arrendere: niente clacson, niente doppie file, niente “so’ cinque minuti” gridato al vigile. Al loro posto, famiglie con bambini, ragazzi in monopattino, signori in mountain bike e perfino qualche fixie che sembrava uscita da un set di Instagram.
La domanda, inevitabile, è: se è possibile renderlo realtà per un giorno, perché non può esserlo più spesso? Perché non immaginare una città che respira meglio, che lascia spazio alle bici non solo come eccezione festiva, ma come alternativa reale al traffico quotidiano?
BiciRoma 2025 celebrerà una giornata green ricordando che dietro a ogni pedalata c’è un pezzo di futuro più sostenibile. Che Roma, eterna per definizione, può reinventarsi anche nella mobilità.
E, in fondo, la bellezza dell’iniziativa è proprio questa: unire il piacere di una domenica all’aria aperta con una visione politica e culturale più ampia.
Alla fine del percorso, la sensazione comune forse sarà un po’ di stanchezza nelle gambe, certo, ma anche la consapevolezza che la città può essere diversa. Che basta un manubrio per cambiare prospettiva. Che guardare il Colosseo da una bici, senza traffico né smog, vale molto più di mille selfie rubati tra i pullman turistici.
E così, tra sampietrini e cupole, tra cappuccini e cambi di marcia, BiciRoma 2025 racconterà una storia semplice: il futuro non arriva in auto, ma in bici.
