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IL ‘900 ROMANO (ROMA E’ CAMBIATA)

Di Marcello Rubini – Nell’ultima domenica di febbraio, che sembrava quasi primaverile con un bellissimo sole, stavo vagando per il centro della nostra bella capitale, quando notai che la Galleria d’Arte Moderna proponeva una mostra: “Legami e corrispondenze. Immagini e parole attraverso il ‘900 romano”. Ebbene, se ancora non l’avete visitata, affrettatevi e accorrete numerosi (fate ancora in tempo perché la chiusura è stata posticipata al 27/04 e il biglietto costa poco € 6,50; ridotto € 4,50).

La mostra merita davvero di essere vista, e se non è una vera “bomba” si può definire una vera “chicca”. E’ la rappresentazione di una Roma che non c’è più, e di quella che in molti vorrebbero ritrovare oggi. E’ un omaggio a una città che era davvero una “grande bellezza”, creata e animata dagli intellettuali dei primi del ‘900 e che sono sopravvissuti fino agli anni ’70, per poi estinguersi definitivamente negli ’80. Era la Roma che si viveva nei caffè, nelle gallerie d’arte e poi al teatro o nei salotti. La cultura e l’arte erano sinonimo di raffinatezza, e c’era una continua corsa al gusto e al ricercato. Ma anche una Roma che poteva esistere solo grazie a Gabriele D’Annunzio, Filippo Tommaso Marinetti, Massimo Bontempelli, Luigi Pirandello, Alberto Moravia, Giuseppe Ungaretti…

La visita non è grande, dispersiva, ma è piccola e raccolta. Un pregio, e non un difetto, perché è intima e appagante. Sei sezioni tematiche per 6 grandi personalità. E’ molto divertente e stimolante l’equilibrio tra le opere degli artisti, quadri e sculture, e il carteggio degli intellettuali e i giornalisti dell’epoca. Un’operazione riuscita, non solo alla selezione delle opere, ma soprattutto grazie alle installazioni multimediali, alla sonorizzazione delle sale e a una biblioteca in cui è possibile sfogliare i testi e i libri dei grandi scrittori dell’epoca.

Dal primo piano in cui si parte con le avanguardie dannunziane e di Marinetti, fino all’ultimo dedicato a Moravia e a Mario Schifano. Particolarmente azzeccato l’ampio spazio dedicato alle riviste e al materiale editoriale. Ancora più interessante la mappatura dei principali “luoghi d’incontro”, dove gli artisti e intellettuali davano il principio a tutto. Quindi si scopre che di quelle fucine d’arte e di cultura ne sono rimaste davvero poche, come il Caffè Greco o Rosati, oggi luoghi apprezzati solo dai turisti. Le ultime tre sale della galleria sono dedicate a Libero De Libero, seguendo perfettamente il filo narrativo con la prima parte, con una mostra dedicata esclusivamente alla sua figura: “Libero De Libero e gli artisti della Cometa”. In pochi lo sanno, ma lui è stato uno dei veri collanti tra tutti gli intellettuali degli anni trenta, prima al Caffè Aragno e poi curatore della galleria “La Cometa”. E proprio il “Caffè Aragno” è il simbolo della trasformazione di Roma: da casa della cultura a sede del ristorante Autogrill…

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