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Gli Eroi Imperfetti,
Intervista all’autore

Di Marcello Rubini – Stefano Sgambati, classe 1980, è una persona precisa e al tempo stesso interessante. Non che le due cose non vadano spesso a braccetto, ma generalmente chi è troppo descrittivo, e si perde nei dettagli, di norma passa per professorino. Non è il caso dello scrittore de “Gli Eroi Imperfetti”, libro pubblicato dalla Minimum Fax. Lui, barbetta curata e maniche di camicia, è alla mano, simpatico e sa rispettare i moderatori, molto loquaci, che lo presentano davanti a una sala ben gremita. L’incontro avviene nella libreria-bar Pallotta, l’unico posto dove poter comprare un buon libro in tutta Ponte Milvio e tempio della casa editrice (ormai cult) Minimum Fax, che proprio lì davanti ha la sua sede. Tutto a km 0, d’altronde anche l’autore, sebbene sia nato a Napoli e viva oggi a Milano, è un romano di Roma Nord.

La realta’ di Roma e’ presente nel libro?

No, in realtà no. E’ abbastanza universale come situazioni, almeno legate ai personaggi. Esteticamente sì perché è Roma, Ponte Milvio, ma c’è solo qualche riferimento a certe abitudini, a certi locali che sono entrati nell’immaginario come il Gianfornaio o il Jarro. Il romanzo è ambientato nel 2008 e alcune cose non c’erano, tipo Pompi che è arrivato dopo. A parte la toponomastica iperrealista non c’è altro.

Pero’ le famiglie che descrivi sono tipicamente romane?

Sono tutti lavoratori medio borghesi che hanno una bottega. Non hanno una realtà imprenditoriale, o finanziaria. Ma fanno parte di una realtà di persone che vivono qui, una realtà vera e autentica. Rispetto al racconto CLICHÉ BLUES (ADDIO A ROMA NORD) che ha la parola cliché apposta – a parte che la gente si è incazzata nei commenti… – quella cosa lì non c’è perché è un romanzo lungo e non avrebbe retto.

Tu sei nato a Napoli, poi hai vissuto a Roma e infine ti sei trasferito a Milano..

Napoli è stato un attimo, solo per motivi ospedalieri, dopo poco sono venuto qui a Roma Nord da piccolissimo. Poi, come spesso succede, ho conosciuto una ragazza che è andata a vivere a Milano, quindi a distanza di un anno e mezzo ho deciso di raggiungerla.

 Tra Milano e Roma, quale scegli?

Bisogna dirlo, Milano batte Roma 10 a 0. Roma è una città schiava della sua bellezza verbale. La gente dice: “Roma, una bellezza straordinaria”. Peccato che poi non si può vivere, quindi essere ostaggi della sua bellezza è un danno. Possiamo liberarcene soltanto se smettiamo di dire in automatico come un tic: “è invivibile, ma ha dei tramonti spettacolari”. Ma chissene frega se poi non mi posso spostare.. Quindi io dico che mi trovo meglio a Milano. Qui a Roma ho gli amici e la famiglia, ma tanto ormai la distanza è molto fluida con i treni…

 Il liceo dove lo hai fatto?

Qui vicino, al De Sanctis. Ero un anno avanti e ho fatto la maturità nel 1997

Qual e’ il tuo target, sono piu’ gli adulti o i pischelli?

Credo sia abbastanza trasversale.

Un libro adatto anche ai liceali?

In realtà non ci avevo ancora pensato, ma penso di sì perché tocca tematiche che riguardano sia me ma anche quelli più giovani. Penso che anche un 60enne ci si possa riconoscere.

Quanto tempo hai dedicato al romanzo?

Ho impiegato molto tempo, ma secondo me è stato eccessivo. Mi ha trovato in un momento in cui ero un po’ inesperto. L’ho iniziato qualche anno fa e forse era troppo ambizioso per quello che ero. Quindi mi sono arenato, c’ho ripensato, non riuscivo ad andare avanti… Poi strada facendo mi ha aiutato l’esperienza che maturavo, ho fatto un altro libro, poi con le persone del settore, gli editor che mi hanno affiancato e mi hanno dato una mano, mi sono convinto e l’ho continuato. Secondo me un libro così si può scrivere tranquillamente in un anno.

La tua passione per la scrittura deriva dal giornalismo?

No, no. In realtà ho iniziato a scrivere da molto piccolo, 14 anni, mi piaceva molto. Mi ricordo che dai libri che leggevo ricopiavo, proprio fisicamente con la macchina da scrivere, le stese pagine integrali. Uguali. E per dieci anni ho scritto le prime cose. Successivamente ho iniziato a fare il giornalista perché frequentavo Scienze della Comunicazione per poi trovare lavoro in una redazione.

La strada maestra qual e’? Quella del giornalismo o delle letteratura?

Non ho una scelta, è quella della letteratura.

Ultima domanda: che squadra tifi?

Ero un tifoso acceso della Lazio, ma ora ho una completa e naturale disaffezione.

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