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Roma

Clamoroso addio del maestro Muti all’Opera di Roma. E’ polemica

Di Marcello Rubini – Non trova pace l’Opera di Roma, il 2014 è stato un anno molto tormentato tra il cambio di vertice e le agitazioni dei sindacati. Ora Riccardo Muti ha deciso di mollare rinunciando alla direzione delle opere “Aida” e “Nozze di Figaro”. In una lettera al Sovrintendente Carlo Fuortes, il maestro scrive: “non ci sono le condizioni per poter garantire quella serenità per me necessaria al buon esito delle rappresentazioni”.


Il problema più grosso per Muti è stato il: “perdurare delle problematiche emerse durante gli ultimi tempi”. Quindi ha deciso di dedicarsi “in Italia soprattutto ai giovani musicisti dell’Orchestra Cherubini da me fondata”.

E sottolinea che: “purtroppo, nonostante tutti i miei sforzi per contribuire alla vostra causa, non ci sono le condizioni per poter garantire quella serenità per me necessaria al buon esito delle rappresentazioni”. Su Fuortes Muti ribadisce i “tanti reciproci sfoghi sull’argomento, la tristezza e la delusione di fronte a molti episodi vissuti”.

Le reazioni

L’ex sindaco Gianni Alemanno in una nota scrive: “Fuortes dovrebbe dimettersi di fronte ad un tale fallimento, ma sospettiamo che l’abbandono di Muti rientri in un ben preciso progetto di ridimensionamento dell’Opera di Roma che verrà progressivamente portata al livello di una fondazione lirico sinfonica di serie b, per poi magari essere accorpata al Santa Cecilia”.

Per Marino la colpa è dei sindacati e degli scioperi. Quindi per il sindaco si tratta di “una scelta senza dubbio influenzata dall’instabilità in cui versa l’Opera a causa delle continue proteste, della conflittualità interna e degli scioperi durati mesi e che hanno portato alla cancellazione di diverse rappresentazioni, con gravi disagi per il pubblico internazionale e nazionale che aveva acquistato i biglietti”.

Ma i sindacati non ci stanno e replicano: “Chi dice che i tre scioperi fatti quest’estate – e che erano contro le scelte scellerate di questa governance ma nulla avevano contro il maestro -, siano la causa dell’addio di Muti, nega i sei anni di fertile collaborazione che ci sono stati tra il maestro e gli artisti del teatro, in particolare coro e orchestra”, fa sapere Lorella Pieralli, segretaria provinciale della Fials Cisal di Roma, la quale sottolinea che non è mai avvenuto uno sciopero quando dirigeva Muti.

Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini commenta: “Debbo […] dire, con profonda amarezza, che capisco le ragioni che lo hanno portato alla scelta, dolorosa per lui e per tutti, di interrompere il rapporto con l’Opera di Roma. Spero che almeno questo faccia aprire gli occhi a tutti quelli che ostacolano, con resistenze corporative e autolesioniste, l’impegno per quel cambiamento che la musica e la lirica italiana attendono da troppo tempo per stare al passo coi tempi e per cui lo Stato è impegnato con convinzione e risorse, dal decreto Bray in poi”.

La polemica del 2011

Il maestro era già stato al centro di un’altra clamorosa polemica. Il sindaco era Gianni Alemanno, il quale si era dato da fare per nominare Muti cittadino onorario di Roma. Ma si mise di traverso l’assemblea capitolina, specialmente i rampelliani (ora Fratelli d’Italia), e con un’assenza strategica non fece raggiungere il numero legale alla votazione. All’epoca, era il 06 giugno 2011, ci fu successivamente il voto all’unanimità, ma era troppo tardi. Muti replicò con sdegno: “gli echi che mi sono arrivati da Roma sulla questione li ho trovati patetici e desolanti”, aggiungendo: “Mi ha fatto sorridere un’associazione di idee, la vicenda della cittadinanza fa il paio con l’incredibile storia della laurea honoris causa conferitami diversi anni fa, ero ancora il direttore musicale della Scala, dall’università La Sapienza di Roma”. In quell’occasione ci fu un battibecco tra gli studenti e il rettore che costrinse l’università a non portare a termine la cerimonia di conferimento della laurea.

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