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Il gioco d’azzardo nell’Antica Roma

I romani, si sa, sono giocatori nati. A volte esagerati ma difficilmente si può trovare un romano a cui non piace rischiare, giocare, giocarsi anche una birra a testa o croce. Questa passione o predilezione nasce da lontano, infatti i giochi d’azzardo nell’antica Roma erano centralissimi.

Le testimonianze

Sono moltissime le testimonianze di giochi d’azzardo nell’antichità, non solo a Roma, dall’Antico Egitto alla Grecia, dall’India al Giappone. Affreschi, scritti, vasi, leggende, disegni, muri, ci dicono questo. Da migliaia di anni il gioco d’azzardo tiene ancora botta.

Nell’antica Roma già il famoso detto “Panem et circenses” (Pane e giochi) già rende l’idea di quanto fossero importanti. Su ogni lotta dei gladiatori si scommetteva, su ogni corsa dei carri si scommetteva.

I posti dove si svolgevano i giochi erano le case private ma anche i retrobottega di osterie e locande, dopo un po’ di anni si trasferirono in vere e proprie case da gioco, i primi casinò, chiamati “tabernae lusoriae”.

I giochi

I giochi più popolari erano quelli semplici e che si potevano fare in ogni momento.Quelli con i dadi, o con piccole ossa degli arti posteriori degli animali. A elencare i giochi ci fu anche una legge, la “lex tabularia” di età repubblicana, in cui si elencano i giochi proibiti, tra cui: Navia aut capita (testa o croce), Tali (astragali), Tesserae (dadi), Digitus micare (morra), Parva tabella lapillis, Ludus Latruncolorum (dama con la tavola a scacchiera (tabula lusoria) e pedine), Duodecim Scripta (a dodici righe, anch’esso con una tabula lusoria e pedine).

Il gioco Navia aut capita, il nostro attuale testa o croce, si scommetteva anche sulla proposta del lato. Le monete dell’epoca avevano su un lato una nave e sull’altro la testa del dio Giano, da qui “navi o teste”.

I dadi, o tesserae, invece erano a 6 facce ed erano fatti in osso, avorio, legno o metallo. I romani ci andavano in giro con la cordicella legata alla cintura per tirarli fuori quando volevano.
Uno dei giochi d’azzardo più amati però erano gli astragali, potevano essere fatti di un osso della zampa di ovino, terracotta, marmo, avorio, piombo, bronzo, argento e persino oro, dipendentemente da quanto era ricco il proprietario. Avevano 4 facce e venivano usati in maniera diversa: o ci si prediceva il futuro, o come un dono alle divinità. 4 o 5 astragali venivano lanciati nell’aria con lo scopo di raccoglierne più possibili con il dorso della mano, ottenendo un punteggio favorevole. Il giocatore più fortunato era  “il colpo di Venere”, il più sfigato “il colpo di cane”.

C’erano anche gli antenati degli scacchi, Latrunculi, un gioco che comprendeva l’uso di pedine bianche e nere e della “tabula fusoria”, ovvero la tavola fatta in legno più o meno pregiato, marmo o vetro decorato. Ci voleva abilità logica e strategica, ognuno aveva un esercito guidato da un comandante che doveva conquistare l’avversario opposto.

E non mancava l’antesignano del Backgammon, il Duodecim scriptorum, non altro che sorpassare le pedine avversarie per portarle alla parte opposta della tavola. Insomma, nell’antica Roma come nella Roma moderna tutti giocavano, anche se spesso fuorilegge. Molti erano costretti a pagare multe. Non erano invece vietate le scommesse con il denaro, tanto è vero che anche gli imperatori erano grandi giocatori. Nerone giocava sempre, Augusto perse 20 mila sesterzi in un giorno, Claudio aveva un carro adattato a sala da gioco.

Oggi come allora il banco vince sempre. Cosa dovrebbero fare ora i bookmakers di diverso da quello che facevano nell’ Antica Roma? Con le tecnologie moderne le opzioni sono tante. E’ più difficile immaginare cosa farebbero i bookmaker e come faremmo tutti noi se improvvisamente ci trovassimo nell’Antica Roma.

Sicuramente aspetteremmo impazienti le feste come la Saturnalia, in cui anche gli schiavi potevano giocare con i patrizi. Roma era anche questa, immaginiamo le scene di giubilo e confusione i giorni in cui tutti potevano giocare con tutti. Perché infondo il “fare casino” e il giocare sono sempre state due grandi passioni per i romani, fin dall’antichità.

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