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Roma

Altro che bikesharing, per ora e’ solo bike shame

Di Bruno Cortona – Ma quale BiciRoma, per ora solo VergognaRoma. A Roma le bici sono un sogno, un miraggio, un’utopia. Marino, e prima di lui Alemanno, e ancora prima Veltroni. Nessuno si è mai veramente interessato a far partire il progetto del bikesharing a Roma. “Ma tanto Roma è tutta sali-scendi”, queste le parole con cui gli scettici rendono meno clamoroso lo scandalo. Un po’ come “La metro a Roma non si può fare, appena scavi trovi qualche reperto storico”. E intanto la città affoga sempre di più nel traffico, nello smog, nella mancanza di adeguati mezzi pubblici. Ed è proprio qui il punto, i mezzi pubblici. Già perchè è proprio l’amata Atac (fresca di scandalo assenteismo) a gestire le bici da condividere. Inizialmente era la Cemusa, multinazionale spagnola, a gestire le bici in cambio degli spazi pubblicitari. Poi la lobby delle imprese pubblicitarie romane ha spodestato gli iberici per assegnare il tutto all’Atac, era il 2009. In cinque anni 450 bici presenti sono state rubate, facendo una valutazione di circa 200 euro a bicicletta più o meno la cattiva gestione del bike sharing è costata alla capitale 1,6 milioni di euro. E fanno ridere le parole di Sandro Bartolucci, responsabile del bike sharing a Roma, che invece di porre rimedio ai continui furti con una protezione maggiore o con un semplice sistema di sicurezza video minimizza: “C’è un lieve calo nei furti ma non li abbiamo ancora debellati. Si continuano a perdere soldi della collettività”. Già, della collettività, mica tuoi. E quando gli si chiede per quale motivo ancora non sono state installate delle telecamere risponde inspiegabilmente: “Per una bici da 180 euro non ne vale la pena”. Dimenticandosi che con una telecamera si controllerebbero ben 10 bici, incredibile.

bike sharing via arenula

Il sindaco Marino, grande fautore del ciclismo romano, ha voluto inserire nel Piano generale del traffico urbano l’ampliamento della ciclostazioni da 29 a 80. Giustamente, perchè a Roma invece di aggiustare quello c’è già si pensa ad ampliare per poi lasciare nel degrado. Si pensa ad annunciare per poi fregarsene. Si pensa a farsi belle foto accanto alle nuove biciclette per poi non sentirle mai più nominare. C’è un dato inquietante che descrive la situazione meglio di qualsiasi commento, su oltre 600 bici ad oggi solo 18 sono attive. E sul sito di BiciRoma i “bravi ragazzi” del bike sharing chiedono anche donazioni con una faccia a forma di sellino. Ormai non c’è più ritegno, le ciclostazioni sono diventate parcheggi per auto e motorini e questi chiedono donazioni. E tra tutti queste certezze, c’è anche un terribile dubbio. Che siano i gestori del nolo privato a voler boicottare il bike sharing pubblico per i loro interessi? E’ solo un dubbio, ma è terribile. Ma chi affitta bici e risciò ai turisti a prezzi stellari almeno un’esultanza deve averla fatta. Perchè la concorrenza era imbattibile, con 5 euro giravi 5 ore con le bici comunali, ed è proprio questo che fa ancora più incazzare, perchè l’idea di partenza era buona. E il popolo ciclista romano, come dimostrato nella manifestazione di due mesi fa, c’è ed è numeroso. Città come Londra, Parigi, Amsterdam, Berlino sono irraggiungibili dal punto di vista della qualità del servizio, ma qualche bici basterebbe per ridurre il gap civile che ogni volta che andiamo all’estero torna alla riscossa nei nostri pensieri. Roma aspetta da troppo di montare in sella.

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