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Roma

L’acqua dei veleni

Di Antonio La Trippa – L’acqua di Roma è contaminata. È assurdo pensare ad una cosa del genere ma è la realtà. Da sempre considerata una delle acque migliori d’Italia, l’acqua della capitale si ritrova adesso al centro di uno scandalo che potrebbe avere delle conseguenze irreparabili. È notizia di poche ore fa quella che ufficializza la presenza di arsenico all’interno di ben sette acquedotti della città. Non un ph troppo elevato o un eccessiva presenza di calcio che, solitamente, costituiscono le controindicazioni su cui marciano i promotori dell’acqua minerale ma arsenico. Proprio così, arsenico, elemento chimico che risulta essere altamente velenoso per gli esseri umani. Ma ciò che ancora è più scandaloso è stata la diffusione di una notizia così tanto sconcertante quanto estremamente delicata.

È datata 21 febbraio 2014 l’ordinanza numero 36, firmata dall’ormai famoso sindaco Ignazio Marino, in cui veniva espressamente vietato l’utilizzo dell’acqua pubblica trasportata da sette acquedotti delimitati dal documento stesso. Un trafiletto di otto righe in cui veniva inserito il link che rimandava all’ordinanza predetta: “acqua non adatta al consumo umano”, questo è questo che è apparso il 28 febbraio sul sito del Comune di Roma. Sette acquedotti chiaramente elencati appartenenti al XIV e al XV municipio. Acquedotti affidati alla gestione dell’ente privato ARSIAL e, quindi, non sottostanti alla responsabilità dell’ACEA che rappresenta il principale ente erogatore del servizio idrico della capitale. La notizia viene però diffusa da giornali e telegiornali in data 1 marzo e ha dell’incredibile. Tutti rimangono sorpresi.

Si parla genericamente di Roma Nord. Si cerca di capire quali siano le zone interessate. L’allarmismo si diffonde ma le notizie sono vaghe. Gli stessi abitanti delle zone interessate rimangono allibiti. Le autorità responsabili intervistate dalle televisioni, quasi fossero andate a scuola di “linguaggio politico”, non riescono ad esprimersi, dicono tutto e nulla nello stesso tempo.

Ma com’è possibile? Arsenico. Ma siamo sicuri? Viene fatto notare come le bollette inviate negli ultimi due anni ai circa 500 utenti delle zone contaminate riportassero, a piè di pagina, la dicitura “acqua non potabile”. Sia chiaro che l’arsenico è un elemento che per l’uomo risulta essere mortale non solo in caso di ingerimento, ma anche in caso di contatto con la pelle. Ma allora queste persone, oltre all’averla bevuta, si sono lavate, hanno cucinato e hanno usato un’acqua per due anni assolutamente inutilizzabile? Come mai i rubinetti delle case e delle strade hanno continuato a fornire per ventiquattro mesi un’acqua del genere? Com’è possibile che nessuno sia intervenuto in tutto questo tempo? Più che altro, la principale domanda a cui nessuno riesce a dare una risposta è: come c’è finita una sostanza così nociva nei condotti che portano l’acqua nelle case della gente?

Queste 500 utenze circa saranno rifornite da un sistema di autobotti da ora fino alla fine dell’anno, ossia per il periodo previsto al risanamento delle condutture acquifere. I Codacons, ossia il “Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori”, si avventano contro il Comune accusandolo di “mancato allarme e ritardo nelle informazioni”. La richiesta principale è il risarcimento per un servizio assolutamente non conforme agli accordi contrattuali. Ma la preoccupazione principale è un’altra: la salute di quelle migliaia di persone che per tutto questo tempo hanno utilizzato quest’acqua.

C’è chi parla di fatti noti ormai da anni. Le autorità tranquillizzano l’opinione pubblica, “è tutto sotto controllo, si sta lavorando per ripristinare la situazione”. Intanto la Procura di Roma apre un inchiesta.

Ecco l’ordinanza del Comune

 

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