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La nostra serata al Taste of Roma

Di Bruno Cortona – Se non sei nato in un attico dei Parioli hai solo due possibilità per mangiare a un ristorante stellato, o ti metti i soldi da parte per 6 mesi, o vai al Taste of Roma. Noi non siamo grandi risparmiatori quindi abbiamo optato per la seconda.

E pensare che l’Auditorium, sede del festival di street food stellato, ai Parioli ci sta proprio sotto, che sia un segno del destino.
Arriviamo al Villaggio Olimpico, troviamo con facilità un parcheggio arrangiato “alla romana” e ci avviamo verso la biglietteria. Passiamo sotto al viadotto di Corso Francia, davanti a quello che una volta era il Red e adesso si chiama Spartito. Finalmente arriva la biglietteria dove andiamo a ritirare i nostri biglietti Vip a nome The Roman Post. Uno degli unici vantaggi rimasti ai blogger se non sei Chiara Ferragni.

Ci danno il biglietto, il calice del vino, una card Diners con 25 euro dentro e un badge che ci dà diritto nientepopodimenoche a: un bicchiere di champagne, finger food, una cacio e pepe con il tartufo, un bicchiere di birra e addirittura una bottiglia di Ferrarelle. Oltre alla esclusivissima zona Vip Lounge, già ci sentiamo Briatore a Porto Cervo. A questo punto sorge la domanda della serata? Come li spendiamo ‘sti 25 euro? La tentazione di spenderli tutti in gin allo stand Tanqueray è grande. Ma la serata è lunga.

Iniziamo con le linguine ai ricci di mare del Mirabelle, noi che al massimo del gourmet avevamo assaggiato il panino di McDonald di Bastianich. Un tripudio di sapori che è incomprensibile per noi ma abbiamo ancora il gusto in bocca dopo 2 giorni.
Proseguiamo con uno spiedino di bufala con del pane tostato sotto. Si continua con più spirito di romanità, riassunto di carbonara da All’oro, dove il romanissimo chef Di Giacinto ci delizia con l’uovo ripieno di una spuma di pecorino, uovo e del guanciale in fondo.

Dulcis in fondo arriva Heinz Beck, boss de La Pergola dove i fidanzati di Roma nord portano le ragazze all’anniversario. Vogliamo fare gli esperti e gli chiediamo se ha una o due stelle Michelin. Lui sta zitto, ci guarda e risponde con il suo accento tedesco “TRE”. Mimando il numero con le dita. Non potevamo uscire senza una figuraccia memorabile. È una cena spaziale, condita da tre bottiglie di Grechetto biologico niente.

È mezzanotte, gli stand stanno chiudendo ma la promessa iniziale al Tanqueray va mantenuta, serve un colpo di mano, andiamo alla cassa e cambiamo altri 40 euro. Poi di corsa al nostro stand preferito che per miracolo ci fa 9 bicchieroni di Gin Tonic, noi siamo in 5. Il buttafuori ci caccia e salutiamo il Taste of Roma da fuori, a bere su una panchina nel parco di fronte all’Auditorium, un attimo prima eravamo nel Vip Lounge come gli amministratori delegati, adesso siamo come i barboni di stazione Termini. Ci vediamo l’anno prossimo, i piatti stellati non li conoscevamo ma ormai ci abbiamo preso gusto. Il Gin Tonic invece lo conoscevamo bene ma non ci stanca mai.

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