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Roma

A Monti c’è un’opera di Michelangelo che potete ammirare gratuitamente

Rione Monti, via Cavour, vi fate tutti i 75 gradini della Salita dei Borgia e arrivate in una piazzetta su cui si affaccia una delle basiliche più antiche di Roma: San Pietro in Vincoli. Costruita nel 442, al suo interno ci sono capolavori del Guercino, del Domenichino e, rullo di tamburi, La tomba di papa Giulio II del maestro Michelangelo.

Michelangelo definì la sua stessa opera una tragedia. Uno dei motivi del malcontento dell’artista è che l’opera inizialmente era destinata alla Basilica di San Pietro in Vaticano e doveva essere un imponente mausoleo di circa quaranta statue. Ma qualcosa è andato storto: il pontefice la commissionò a Michelangelo e lui ci lavorò per 40 anni (dal 1505 al 1545), modificando il progetto ben sei volte. Vi diciamo solo che il Papa è morto prima di vederlo completato… un po’ come noi romani con i lavori della metro C!

L’opera finale è visitabile gratuitamente all’interno della basilica di San Pietro in Vincoli, è composta di sette statue tra le quali c’è il famosissimo Mosè, statua alta 2,30 metri che Michelangelo, con la sua maestria, ha infuso di tale vitalità che, secondo la leggenda, dopo averla completata la colpì al ginocchio con il martello esclamando: “Perché non parli?”.

Piccola curiosità: andateci e aguzzate la vista sulla testa del Mosè. Notate niente di strano? Ebbene sì, quelle sono corna. Pare che, secondo i libri, Mosè dovesse avere in testa dei raggi di luce e che, per un’errata traduzione, l’ebraico “karan” (raggi) sia diventato “keren” (corna).

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