Di Bruno Cortona – Nessuno ha dato il giusto risalto alla notizia che è uscita qualche giorno fa: il governo non ha impugnato la legge sulla cannabis terapeutica in Abruzzo, in altre parole l’erba in Italia è diventata legale. Certo non vedremo ancora coffee shop come in Olanda, coffee shop “impliciti” come in California o canapai come la vecchia Svizzera, ma la mancata impugnazione significa una svolta storica nell’approccio delle istituzioni alla famigerata marijuana. Mai prima d’ora, in 70 anni di Repubblica italiana, qualcuno aveva avuto una gestione così libertina della situazione.
Prima della legge abruzzese, in particolare, quelle varate in altre regioni erano state sempre impugnate: prima la Toscana, poi la Liguria (legge impugnata dal governo Monti), le Marche (2013), ma solo “in assenza di valide alternative terapeutiche”, il Friuli Venezia Giulia (2013), la Puglia e il Veneto (anche in questo caso il governo Monti ha impugnato la normativa).
Per l’uso ricreativo l’Italia dovrà aspettare ancora un po’, visto che per ora la norma prevede soltanto che i “medicinali cannabinoidi possono essere prescritti, con oneri a carico del Sistema sanitario regionale, da medici specialisti del Ssr e da medici di medicina generale del Ssr, sulla base di un piano terapeutico redatto dal medico specialista”. Ma il vento sta cambiando, dalla proposta di legge del senatore del Partito democratico Luigi Manconi, che vorrebbe introdurre la possibilità dell’uso curativo della canapa e maggiori aperture per l’accesso ai farmaci che già la contengono. Provvedimento che mira anche a ridurre i divieti per la coltivazione, estendendola ai privati.
I “pionieri” del cambiamento sono stati i consiglieri Maurizio Acerbo di Rifondazione comunista e Antonio Saia dei Comunisti italiani, entrambi Consiglieri della regione abruzzese. I due hanno spinto parecchio su un punto fondamentale della legge, e cioè sull’erogazione gratuita del farmaco che rappresenta una svolta a livello mondiale. Il vento che tira nel mondo è proprio quello della legalizzazione, non solo a scopi medici ma anche a scopi ricreativi. E se anche Giovanardi, padre della famosa Fini-Giovanardi che equiparava la cannabis alle droghe pesanti, ha dichiarato che: “Ha fatto il bene il governo a non impugnare la legge” vuol dire veramente che qualcosa sta cambiando.