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L’ordinanza anti-alcol fa schifo

Di Francesco Cianfarani – Tutto iniziò il 4 aprile, quando cinque cretini si diedero due cazzotti a via Libetta e Marino promise “limitazioni necessarie”. Cosa è iniziato? Non so se viene siete accorti, ma a Roma non si può più bere. O sei un alcolizzato alla George Best e inizi a bere alle 4 di pomeriggio, oppure ti tocca il succo di frutta, perché se sei una persona normale e vuoi berti una birra dopo cena all’aperto, non lo puoi fare.

Non fai neanche in tempo a iniziare a cenare che zac, scatta l’ora x, alle 22 non possono più vendere alcolici da asporto e non puoi più consumare alcol in vetro per strada, da mezzanotte non si può più bere fuori e alle 2 non si può più bere e basta. Che poi fossimo a Bolzano, dove si cena alle sette e mezzo, potremmo pure capirlo, ma a Roma che prima delle nove non è neanche apparecchiato, le 22 sono un orario improponibile, l’orario in cui di solito finisci il primo. Inoltre il divieto è d’estate, quando la luce non se ne va prima delle 21:30. E infatti può capitare di stare all’aperitivo e arizac, ti richiamano dentro perché non puoi più bere fuori col vetro. E tutto questo fino a quando? Fino al 31 ottobre, ad Halloween, quando staremo con lo smanicato.

Parliamoci chiaro, l’ordinanza anti-alcol è una restrizione inaudita, una mancanza di fiducia nell’umanità, un maldestro tentativo di vietare una cosa sacra come il divertimento. Un’ imposizione che invece di promuovere lo svago legale, sano e controllato, riflette solo il timore vigliacco che le istituzioni hanno verso le loro mancanze. D’altra parte l’andazzo romano è sempre stato così, nel 2011 Alemanno aveva prorogato l’ordinanza addirittura di due mesi e mezzo perché un’australiana era morta dopo un cocktail di alcol e farmaci (per altro), quell’anno si ricominciò a poter bere il 16 dicembre.

Si parla di comportamenti “asociali e pericolosi” causati dall’alcol, ma non si considera tutto il benessere che si crea a potersi godere una birra fresca all’aperto, dopo una giornata di studio o di lavoro, come fanno il 99% delle persone che bevono alcol, centinaia di migliaia di persone. Migliaia di giovani, che non è giusto che per bersi una birra in strada debbano rischiare di pagare quanto guadagnano in una settimana.

Si ha timore dei criminali, uno che accoltella un altro non lo fa perché è ubriaco, lo fa perché è un criminale. Io non ci esco col coltello, non so manco dove si compra un coltello. E ubriaco ci sono stato diverse volte. Le amministrazioni lo sanno benissimo, ma scelgono la via più comoda: punire tutti, invece di aumentare i controlli, migliorare il sistema educativo e promuovere campagne.

E se un altro motivo dell’ordinanza è ridurre gli schiamazzi e i gruppi di giovani che stanziano nelle vie fino al mattino, è un obiettivo sbagliato. E’ una legge ad hoc per i residenti delle zone in questione, non per la totalità dei cittadini. E’ un’ordinanza che coccola gli abitanti del centro, che abitando in centro dovrebbero, oltre a ringraziare Dio, saper convivere con il rumore. E’ come chiudere la Tiburtina a certe ore, paralizzando la città, perché il traffico fa troppo rumore per chi abita sulla strada.

E’ la negazione di un diritto di tutti, per un privilegio di pochi, non far bere nessuno per far dormire meglio poche migliaia di persone. La libertà dei ragazzi viene messa in secondo piano come fosse un bene inferiore, poi non ci si sorprenda che non la sappiano usare. L’altro giorno a San Calisto, a Trastevere, l’atmosfera era diversa, un’altra, non c’era la solita aria frizzante e movimentata, c’era una aurea di terrore, di preoccupazione, di rigidità. E’ da Bacco che gli uomini si divertono col vino per le strade, ma che gli importa ai ricchi del centro, loro si bevono il Brunello di Montalcino nei loro attici, o nei ristoranti stellati.

anti alcol

“Qui non si puo’ bere! Multa di 150 euro!”. Così ti risponde il municipalotto se ti trova a bere all’aperto. E per i gestori di locali sono 280. In una città che si sta aprendo al mondo negli ultimi anni, questo è un passo indietro. Tutte le altre città d’Europa hanno regole più intelligenti, Madrid, Parigi, Londra, Berlino, in tutte queste ci sono ordinanze meno restrittive e meno episodi di movida molesta. Pure il resto dell’Italia sta messo meglio: a Milano non c’è nessuna limitazione, a Napoli è vietato solo l’asporto dalle 22, a Palermo si può bere fino a mezzanotte, fiorentini e genovesi si trovano nella nostra stessa situazione mentre a Bologna sono messi peggio, lì dalle 21 si possono bere solo birre calde.

E quest’anno a Roma oltre al danno la beffa, perché le zone rosse sono aumentate. Oltre alle zone dello scorso anno che sono Isola Tiberina, Banchina del Tevere, Campo de’ Fiori, Piazza Navona, Monti, Celio, Trastevere, Testaccio, Prati, San Lorenzo, Stazione Tiburtina, Piazza Bologna, Piazzale Flaminio, Pigneto, Torpignattara, Marranella, Ostia, Ostiense, Ponte Milvio, quest’anno compaiono anche Esquilino, Stazione Termini, Montesacro e Casal Bertone. Praticamente se vuoi berti un bicchiere di vino dopo cena devi andare a Riano, o a Lunghezza, lì si che ancora c’è un po’ di libertà.

E c’è pure gente che si lamenta, e chiede che l’orario sia anticipato ulteriormente. Per esempio la Confesercenti voleva che lo stop completo iniziasse alle 22, praticamente uno stato in guerra col coprifuoco. Ma anche Nathalie Naim, la consigliera del I municipio che ha tanto a cuore la piazzetta di Monti, appoggiava la proposta. E si sono fatti sentire anche i residenti delle zone calde, che hanno epitetato la situazione come “insostenibile”, perché “l’eccessivo consumo di alcol provoca comportamenti asociali e pericolosi”.

Ma quali sono i veri motivi di quest’ordinanza? Ci sono gli episodi degli stranieri morti in situazioni strane negli ultimi anni, prevalentemente americani che, abituati alle leggi restrittive in patria, trovano il paese dei balocchi e non lo reggono. Ci sono anche le risse e gli accoltellamenti, ma quelli ci sono anche alle 3 di pomeriggio davanti alla posta.

Oltre a questo, però, c’è anche un fattore politico, sicuramente l’ordinanza ha permesso a Marino di riconquistare il favore degli abitanti delle zone indicate nell’ordinanza. Inoltre il divieto porta ad attirare l’attenzione sulle iniziative appoggiate dal comune come Villa Ada, come Eutropia a Testaccio, “Lungo il Tevere” a Trastevere, Gasometro 3.0 a Ostiense (che peraltro hanno chiuso per mancanza di autorizzazioni). Ma anche le arene cinematografiche all’aperto, come San Cosimato, che aiutano a migliorare l’immagine del consiglio comunale.

E’ ingiusto creare restrizioni a tutti per la colpa o le richieste di  pochi. Che i pochi siano quelli che esagerano da ubriachi, o quelli che si comprano le case in centro a un milione di euro e poi pretendono di chiudere i locali sotto casa. Siamo diventati una città in cui vince chi dorme. Bisognerebbe aumentare le sanzioni per chi esagera, aumentare i controlli e intervenire sulla prevenzione. Questa non è una soluzione intelligente, questa è una stronzata. In nessun periodo l’umanità si è evoluta con formule repressive, non sarà questo il primo caso. Il divertimento non si vieta, si educa.

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