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Una città con i cantieri è una città viva, 10 esempi che lo dimostrano

Attraversare gli oceani, cambiare città, a cosa serve? Se vuoi liberarti dai tuoi affanni non devi trasferirti altrove, ma diventare un altro.

(Lucio Anneo Seneca)

Barcellona, fine anni ‘80, l’area portuale della città è piena di magazzini abbandonati, infrastrutture obsolete, aree industriali in disuso, la zona è degradata e mal frequentata, pericolosa. Da anni i cittadini chiedono una riqualificazione ma non succede mai nulla. Poi arriva la svolta, Barcellona si aggiudica le Olimpiadi 1992, e da lì cambia tutto. Inizia il progetto “Barcelona’s Waterfront”, la metamorfosi della costa di Barcellona. Vengono chiamati i migliori urbanisti e architetti, vengono coinvolti i cittadini, più che riqualificazione parte una vera e propria rivoluzione metropolitana.

Le vecchie strutture diventano spazi pubblici, vivaci e moderni, da zona franca a risorsa per la città, con una visione audace e sostenibile. Iniziarono i cantieri e per anni la città ha dovuto affrontare i disagi derivanti dai lavori in corso, nonostante questo gli abitanti di Barcellona dimostrarono una notevole resilienza, mantenendo una visione a lungo termine dei benefici che questa trasformazione avrebbe portato. In pochi anni vennero premiati, l’area costiera di Barcellona è una delle più belle del mondo, con spazi pubblici, parchi, passeggiate, luoghi culturali, nuove strutture come il Port Olimpic, o Port Vell, che oggi conta 16 milioni di visitatori all’anno. Un innesto per la vita urbana ma anche per l’economia locale e il turismo. Oggi la riqualificazione di Barcellona è un modello di successo per molte altre città. Dopo questo sacrificio temporaneo, Barcellona ha scalato decine di posizioni nella classifica della qualità della vita mondiale, rimanendo in alto fino ad oggi, più di 30 anni dopo.

Londra, anni ‘90, King’s Cross è una zona con problemi di sicurezza, scarsa qualità della vita, aree industriali decadenti e una pessima reputazione. Il quartiere era un refugium peccatorum notturno con problemi legati alla criminalità e alla disoccupazione. Erano stati molti i tentativi precedenti di riqualificazione della zona, tutti falliti. Poi una decisione ferroviaria spinse finalmente le aziende a puntare sulla zona. Il progetto di riqualificazione coinvolse la comunità, gli architetti e dei developer tecnici, l’obiettivo era trasformare l’area in un vivace centro urbano con spazi pubblici, residenze, uffici e strutture culturali. Si aprirono i cantieri, dando luogo a disagi significativi in termini di traffico e restrizioni alle attività quotidiane.

Tuttavia, la visione a lungo termine del progetto ha aiutato la comunità a sopportare i disagi temporanei. Furono costruite nuove strade, ponti, piazze e stazioni, la stazione di King’s Cross venne ristrutturata e ampliata, facendola diventare uno dei più importanti hub di trasporti pubblici del mondo. Oggi a King’s Cross ci sono nuovi parchi, spazi pubblici, aree pedonali, l’ambiente è sicuro e piacevole, c’è stato un aumento delle attività commerciali, della domanda immobiliare e della vitalità culturale. King’s Cross è diventata una destinazione di scelta per gli investimenti e le imprese, Google, Facebook, Universal Music e Havas l’hanno scelta per la loro sede. Ad oggi King’s Cross è un esempio di successo di riqualificazione che viene studiato nelle facoltà di architettura e urbanistica di tutto il mondo.

Los Angeles, fine anni ‘90, Downtown ha problemi di degrado e spazi pubblici poco attraenti, inizia un progetto di ridisegno di tutta la zona centrale che coinvolge stakeholder, architetti e urbanisti per la creazione di nuove infrastrutture, spazi pubblici più vivibili, rinnovando l’immagine della città. Cominciano anni di blocchi stradali, restrizione della mobilità, chiusure temporanee di attività commerciali. Piano piano iniziano a concludersi i lavori e i cantieri diventano nuove aree, infrastrutture, nuove linee di trasporto, parchi urbani come il Grand Park, ormai centro nevralgico di iniziative culturali e sociali. I lavori hanno attirato investimenti, risvegliato l’economia, incrementato il valore immobiliare, contribuito alla creazione di posti di lavoro. 

New York, 2002, la West Side Line è una vecchia ferrovia sopraelevata in disuso, a Manhattan. Da anni si paventa l’ipotesi di un suo abbattimento, ma i residenti vogliono riqualificarla e convertirla in uno spazio pubblico. Dopo varie battaglie legali il progetto viene approvato, i lavori iniziano nel 2006, nel 2009 apre al pubblico, dopo 3 anni di disagi causati dai lavori di costruzione. Adesso New York ha una promenade che percorre una parte della città, un parco pubblico che favorisce sostenibilità, socializzazione, economia e cultura. Un percorso pedonale dal design innovativo che è diventato un luogo simbolo per la Grande Mela. 

E poi ancora Vancouver, con la trasformazione di Southeast False Creek, da area industriale a comunità sostenibile, Medellin, da città della droga a polo culturale grazie al rinnovamento di tutte le infrastrutture della città, Bilbao, con il progetto di trasformazione di Abandoibarra, rivitalizzando il quartiere con costruzione come il Museo Guggenheim. E ancora Barcellona con la creazione del distretto 22@, uno dei poli tecnologici più all’avanguardia d’Europa, o di nuovo Londra, con la riqualificazione della Greenwich Peninsula, da area di industrie a quartiere moderno e sostenibile. Concludendo con Singapore, con Punggol che da zona umida e poco sviluppata è diventata una città-giardino, Portland con il Pearl District, da magazzino industriale a quartiere urbano moderno, Seul, con la demolizione dell’autostrada urbana e la riqualificazione del fiume Cheonggyecheon diventato parco pubblico.

Questa non voleva essere una lezione di urbanistica o storia metropolitana, ma una panoramica di come i veri protagonisti dei cambiamenti delle più grandi metropoli mondiali negli ultimi 30 anni sono stati loro: i cantieri. I famigerati cantieri che molti indicano come male assoluto sono l’unico pattern che ha contribuito a farci dire, quando andiamo a Londra, Barcellona, New York, Parigi, Los Angeles o Seul, “ah, se anche Roma fosse così”. Ecco, adesso Roma così ci sta diventando, gli abitanti di queste città hanno avuto una visione a lungo termine che gli ha permesso di “sopportare” i lavori in corso con la promessa di una città migliore, per poi godersela. Mesi di sacrifici per decenni di benessere. I veri cittadini metropolitani lo sanno, e Roma non è una metropoli qualsiasi, è la prima metropoli del mondo. 

Non è la specie più forte a sopravvivere, e nemmeno quella più intelligente ma la specie che risponde meglio al cambiamento.

(Charles Darwin)

Photo credit: Kings Cross

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