Di Eleonora Quarchioni – Quale altra città potrebbe vantare una fondazione intrisa di violenza e sangue? Nel 753 a.C. un giovane di nome Romolo tracciava il perimetro della futura caput mundi con un aratro, stabilendo una legge brutale: chi attraversa il confine, muore.
Da Romolo al ratto delle Sabine: storia (criminale) di una fondazione
Il Natale di Roma, il 21 aprile 753 a.C., fu un vero e proprio dramma famigliare. Quando Remo, il fratello gemello di Romolo, decise di ignorare il divieto e saltare il solco appena tracciato, i littori di Romolo lo uccisero. Già, Roma ha un modo tutto suo di gestire i conflitti di quartiere. Con la morte di Remo, Roma si consacra alla guerra, con un destino scritto a caratteri di sangue.
Per dare continuità al sogno di Roma, serviva però l’unione tra uomini e donne. Così, le ragazze sabine furono attirate con un grande party a sorpresa, dove furono prima rapite, poi stuprate e infine sposate. Quale città migliore per vivere una storia d’amore?
Nel corso dei secoli, l’anima criminale di Roma si è manifestata in modi diversi. Le acque sotterranee del Tevere e il ponentino portano ancora l‘eco delle grida delle Sabine e del sangue di Remo. A volte, queste forze oscure si abbattono sulla città, riportando in vita l’incubo e il crimine nelle sue strade.
I bulli di Roma: maestri del coltello
Nel cuore di una Roma barocca e papalina, iniziano a farsi spazio uomini “di borgata” prepotenti, che dominano i quartieri con la violenza: dei veri e propri bulli. Questi uomini, con il loro codice d’onore e l’ossessione per la fama, utilizzavano il coltello come simbolo di potere. Non erano interessati al soldo, perché tutto quello a cui ambivano era rispetto e ammirazione, come dei veri influencer ante litteram. Tra i bulli più celebri, spicca Meo Patacca, incarnazione dell’orgoglio romano. Con la sua abilità nella fionda, nel coltello e nella spada, Meo sfidava chiunque parlasse male di Roma, diventando una figura leggendaria, simbolo di onore e ribellione. Una vera star da tappeto rosso (di sangue).
I bulli erano spesso in conflitto con le autorità, e si sfidavano in risse e duelli per questioni d’onore. Il coltello, simbolo della loro forza, accompagnava duelli brutali che spesso terminavano con gravi ferite o…con la morte. E non mancavano certo gli spettatori! La festa, però, a un certo punto finisce. Il 20 settembre del 1870, i bersaglieri fanno il loro ingresso trionfale a Porta Pia, portando Roma verso una nuova era. Con l’unificazione d’Italia e la modernizzazione di Roma, la figura del bullo romano perde gradualmente d’importanza.
La storia insegna: tutti gli influencer sono destinati a diventare degli sfigati. Tuttavia, l’eredità dei bulli romani rimane viva nella cultura popolare e nella memoria della città, come simbolo di tenacia e forza. Quei tempi, in cui bastava un coltello per risolvere i problemi, sono passati, ma una cosa è certa: quando guidate, a Roma, qualche discendente di Meo Patacca potreste ancora incontrarlo…