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Roma

Quando c’era Franco di Ponte Milvio

Di Domenico Pigiani – E’ da qualche anno che Ponte Milvio non e’ piu’ lo stesso. No, non è per i lucchetti di Moccia, e neanche per i locali spuntati come funghi. Da qualche anno “il Ponte” non è più lo stesso perché manca l’uomo simbolo del quartiere: Franco. “Franco di Ponte Milvio” infatti è il nome più conosciuto per il senzatetto che per decenni ha fatto divertire la zona. Franco era un’istituzione, un guru del quartiere, uno di quelli che tutti salutano e che saluta tutti.

Tutti ce lo ricordiamo, con la boccia di vino fissa accanto. Con la radiolina a ballare e cantare, con il suo carrello della spesa sempre pieno di ogni cosa, con cui attraversava la strada in maniera avventata. Stava sempre nelle aiuole al centro della piazza Franco, a volte di fronte alla Farmacia o a scherzare con gli alunni del “Fevola”, altre volte davanti alla pasticceria Mondi. Ed è proprio da Mondi che parte la sua storia. Franco, infatti, faceva il pasticcere proprio nella storico bar di via Flaminia, era bravissimo in quello che faceva e lo conoscevano tutti in zona, la stessa zona dove viveva.

Era venuto dalla Sicilia, da Messina precisamente, e la sua vita scorreva benissimo, fino a quando un giorno successe qualcosa alla sua famiglia. Nulla fu più come prima, Franco impazzì e divenne alcolizzato, fino a perdere tutto e iniziare a dormire per strada, diventando un clochard. Prima andò via dall’Italia, a Parigi, vivendo in una stazione, poi a Ponte Milvio. E’ dagli anni ’80 che Franco è il “Franco di Ponte Milvio”. Da subito, nonostante il suo odore e il suo alcolismo, ha fatto innamorare tutto il quartiere, che ogni giorno gli dava da mangiare, dividendosi i compiti tra residenti e commercianti.

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Durante un’intervista a VignaClaraBlog del 2008, gli chiesero di raccontare la sua storia e lui rispose con un secco: “Non ho voglia di pensare al mio passato, avevo una moglie, tre figli, uno l’ho perso per le sue brutte compagnie, il mondo è perfido. Ora la mia vita è questa, su questa piazza, qui mi sento un re, sono libero, non do fastidio a nessuno e ho tanti amici, tutti mi salutano e mi vogliono bene”.

E’ vero, gli volevano tutti bene a Franco, durante i suoi brindisi di sangria, le sue danze impazzite, quando si fermava a scherzare con i bambini, o quando di sera, giù un po’ alticcio, faceva divertire i ragazzi che andavano nei locali. Dormiva all’aria aperta, spesso proprio sulle aiuole al centro della piazza. Adesso non si può neanche calpestarle, ci sono le telecamere, c’è la movida, e Franco non c’è più. Era del gennaio 1937, avrebbe compiuto proprio in questi giorni 78 anni. Tanti auguri Franco, ci manchi.

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