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Il fascino indiscreto dei neogenitori di Roma Nord

Photo credit: Chiara Nasti/Instagram

Di Francesco Cianfarani – A Roma Nord fare figli non è riproduzione, è status. A 14 anni Chatenet, a 18 Smart, a 25 cane di razza ariana, a 30 figlio. Basta scandagliare i loro profili prima Facebook e poi Instagram per seguire la timeline.

Di solito gli apripista sono i “Renzo e Lucia” del gruppo che stanno insieme dai tempi del Mamiani, “cattolici, apostolici, romanordini”, loro danno il là e poi a valanga tutti gli altri, dai 30 ai 36-37 anni è un susseguirsi di foto di test di gravidanza positivi (quelli premium, elettronici, “sicuri al 99,9%” da 20 euro l’uno). E poi finte foto che sono video in cui l’amica dice “sono incinta”, o video delle reazioni dei genitori, e ancora baby shower come l’Alabama, gender reveal di una cafonaggine messicana, visite al neonato con il regalino di Zucca Stregata, battesimi che sembrano matrimoni.

Che poi la cosa più assurda è la metamorfosi iper kafkiana dei romanordini dopo i figli. Le mamme fino all’altro ieri stavano a ballare (e fare altro) al Vicious alle 8 di mattina e adesso sono diventate “mamma coraggio”. I padri che qualche anno fa stavano a Koh Phangan al Full Moon Party con gli amici a bere più degli scozzesi e adesso l’appuntamento più mondano dell’anno è diventata l’asta del fantacalcio.

Cambiati nell’identità ma pure nell’aspetto (semicit.), le mamme che prima della gravidanza sembravano Barbie Pariola adesso assomigliano a Lady Cocca di Robin Hood, gli uomini da Luca Argentero sono diventati Alessandro Haber, ma più trasandati.

Sono devastati, stanchissimi, insonni, nevrastenici, urlano contro il bambino, tra di loro, da soli, hanno un ritmo sessuale inferiore a quello dei loro genitori, diventati ormai nonni, ma sui social sembrano la famiglia Mulino Bianco. Sempre belli, sorridenti, felici, uniti, bambinocentrici. Soprattutto bambinocentrici.

Si, perché i ragazzini monopolizzano totalmente i social dei neogenitori, bambino is the new cane. Che almeno con i cani c’era il fine di rimorchiare, con i bambini è pura e semplice voglia di apparire, di espletare il loro peccato preferito: la vanità.

Stories e post su Instagram sono piene di “amore mio”, “tre mesi di te”, “primo giorno di scuola”, “amichetto”, “la gioia più grande”, video inutili di loro che fanno cose ridicole con i genitori, video dei bambini che fanno cose normalissime spacciate per uniche, foto dei figli con i bambini festeggiati di turno, “family portrait”, e chi più ne ha più ne metta.

Non pubblicano altro ma soprattutto non parlano d’altro, e gli argomenti sono sempre gli stessi:

  1. Asilo Nido: rigorosamente privato, montessoriano si o montessoriano no? Immerso nella natura un po’ fricchettone o più democristiano al pianoterra di un palazzo? In ogni caso la retta mensile costa quanto una casa in affitto a Roma Est
  2. Pannolini: su questo c’è poco da parlare, c’è solo un brand all’altezza di Roma Nord, ed è Pampers, rigorosamente Progressi, il Baby Dry è da poveri
  3. Passeggini: qui ci sono due correnti di pensiero, la battaglia tra due love brand, un po’ come Chatenet e Aixam, Nike Silver o Nike Gold, Smart o Fiat 500, Bulldog Francese o Labrador. I due brand rivali sono Cybex contro lo Yoyo di Baby Zen, e i loro celebri TRIO. Per il seggiolone e la culla non ci sono battaglie, c’è solo un brand: Stokke, la Apple dei neonati.
  4. Baby Sitter: sono più ricercate degli ingegneri aerospaziali, devono essere di buona famiglia, rigorosamente italiane, rigorosamente referenziate, per i mariti devono essere anche rigorosamente carine, per le mamme invece rigorosamente brutte. Il top di gamma è la puericultrice per le prime settimane.

Sti bambini e bambine sono vestiti meglio della maggior parte dei ragazzi e ragazze del resto d’Italia, anche quando ci sono sconti del 70% le mamme di Roma Nord chiedono la “nuova stagione”, Stella McCartney, il Gufo, Petit Bateau, Kenzo. Vittoria Ferragni in confronto è una stracciona.

Che poi “figlio unico is the new senza figli”, sì perché non sia mai fermarsi a un solo figlio, se ne devono fare due per non farlo sentire solo e per dare l’idea di una famiglia vera. Ma non più di 2, perché sennò è troppo impegnativo. 

Dulcis in fundo, i nonni, la maggior parte dei nonni di Roma Nord non sono i classici nonni sempre pronti a tenersi i figli, i nonni di Roma Nord sono ancora in pista anche a 70 anni, non hanno alcuna voglia di fare i vecchi bacucchi a cui appioppare i bambini, e con quei bambini viziatissimi, lagnosissimi, egoistissimi, netflixdipendenti, hanno ragione.

E come si chiamano i figli di Roma Nord? Tutti ovviamente uguali: Bianca, Beatrice, Sofia, Matilde, Vittoria, Leone, Brando, Manfredi. Perché il nome del figlio non è un semplice nome, è un brand.

Ah, dimenticavo la cosa che forse più di tutti identifica la voglia di mostrarsi genitori più che essere genitori: la bio di Instagram. Che sta per biografia e quindi dovrebbe descrivere ciò che uno fa o è nella vita, se prima c’erano mediocri frasi New Age, adesso il trend è cambiato, e le bio sono “Mamma di Leo e Bea”, “Mum of #2”, “Daddy”.

Ma nonostante tutto, viva i figli, perché quando ce li hai “il tuo cuore non è mai stato così grande”. 

A Olivia

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