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La nostra cena cult al Jackie O’

I locali a cui i romani vogliono bene si capiscono subito, sono quelli che si chiamano con nomignolo, un abbreviativo. Uno di questi è senza dubbio il Jackie O’ pardon, il Jackie (e mentre abbiamo scritto Jackie O’ il t9 lo ha letto, è arrivato fino a Cupertino).

Quando dici Jackie non ti viene di dirlo con la voce normale, ti viene di dirlo con una voce teatrale, ironica, romana. Questo perché il Jackie è il re dei posti cult, è un termine di paragone, un icona. Un tempio di romanità protagonista di film, romanzi e libri di storia.

E non solo per la celebre scena di Sordi nei nuovi mostri, per mille altre citazioni, foto, personaggi famosi, episodi, paparazzi. Il piano bar del Jackie, la musica del Jackie, e anche il ristorante del Jackie.

Lì siamo andati per la prima volta qualche giorno fa, fino ad allora per noi il Jackie era esistito solo dalle 2 in poi. E abbiamo scoperto una nuova parte di Roma. Parcheggiatore all’esterno a cui lasci le chiavi, neanche sulla Fifth Avenue. Ragazza e buttafuori che, anche per il ristorante, chiedono il nome.

Poi entri nello splendido corridoio di vegetazione che sembra il rettilario del Bioparco. Solo che invece di cobra ci sono dei tavoli tondi (che stile) con tovaglie bianche di stoffa, e un red carpet coperto da una lingua di tenda che mentre lo guardi inizi a sentire “A far l’amore comincia tu”. A servirti camerieri italiani adulti, cosa sempre più rara, cosa sempre più bella. Il menu è vario e di qualità, con una propensione verso gli anni ‘80 che ci fa volare.

E ci entriamo con fomento. Cocktail di gamberi, vitello tonnato, pennette alla vodka, gamberi al curry con riso pilaf alla lampada fatti davanti a noi dal metre, crepes suzette, savarin di fragoline di bosco. Un tuffo nel passato più bello. Un viaggio nel tempo.

A fine cena, dobbiamo dire davvero buona, non volevamo tornare alla realtà, erano troppo belli gli anni ‘80, presenti in tutto al Jackie. Per un ultimo assaggio di eighties ci facciamo organizzare un tour turistico per il ristorante e per il piano bar, dove la musica è gia cominciata.

Andando via la ciliegina sulla torta, incrociamo il mitologico Carmelo, un personaggio che appartiene all’Olimpo della romanità. Dopo il viaggio nel tempo e l’ottima cena, non potevamo chiedere di meglio. Per coronare la serata e salutare l’altra epoca ci concediamo una mancia di 5 euro al parcheggiatore, noi che rosichiamo anche a pagare le strisce blu. Ma era doveroso.

P.S. Forse molti di voi non lo sanno, ma il Jackie O’ si chiama così in onore di Jacqueline (Kennedy) Onassis, il cui soprannome era Jackie O’. Top.

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