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I 10 tipi di tifoso romano

Tifare a Roma non è un hobby, è una religione. E come ogni religione che si rispetti ha i suoi archetipi, i suoi miti, i suoi protagonisti. Ogni gruppo di amici a Roma ha dei soggetti unici, ma che si ritrovano quasi in ogni comitiva. Dei componenti che hanno un ruolo ben definito che non gli toglierà mai nessuno, dalle prime partite al liceo in curva fino a quelle davanti a una birra con moglie e figli a casa. Ecco alcuni archetipi molto comuni.

10. Lo scaramantico

La scorsa volta la squadra ha vinto? D’ora in poi non si cambierà mai di posto nella Birreria dello Sport di Eataly. Ci pensa lui a prenotare ogni volta il tavolo settimane prima perché bisogna stare sempre in quello, ovviamente seduto agli stessi posti, e prendendo le stesse cose. Ci sono più di 400 birre? Non importa, tutti gli amici devono categoricamente prendere le stesse della prima volta. Il menu spazia dagli hamburger alla pasta? Niente da fare, c’è un fine superiore. Questo fino a quando l’incantesimo si interrompe, e quasi sono tutti contenti di avere perso per potersi godere il posto come si deve.

9. L’avvinazzato

Più che un match di calcio per lui è una degustazione di birra. Al riscaldamento già sta alla terza, inizia da quella “pomeridiana”, magari la lager, più beverina, per poi passare a quelle più saporite, come la pilsner o la blanche e finire alla double ipa da mille mila gradi. Non pago, alle interviste del dopo partita si affaccia al reparto bottiglie e tra le 400 birre sceglie quella con più gradazione alcolica per concludere la serata, prima di farsi portare a casa dagli amici perché sennò la patente la rivede nell’anno del mai. Gascoigne.

8. Il picchettaro

State vedendo la partita insieme, tutti gli amici sono stracoinvolti in quel momento catartico e unico, c’è un pathos da grande finale. Per lui invece quella che sta vedendo è solo una riga su uno scontrino, una delle tante righe che si è giocato. E non si è giocato solo la Serie A, si è giocato anche il campionato filippino, quello cileno e la coppa armena. Ma anche l’ippica, la Formula 1, il lacrosse e il curling. Ah, e probabilmente si è giocato anche casa.

7. Il location manager

E’ quello a cui tutto il gruppo di amici chiede sempre consigli per posti di ogni tipo: da dove portare a cena la fidanzata al posto migliore per il compleanno della mamma, dal ristorantino sul litorale alle location per matrimoni. Ovviamente tocca sempre a lui scegliere “lo stadio” e ogni volta si prende gli insulti degli amici ingrati: “ma che posto è?”, “è un tugurio”, “un cibo da mensa”. C’è voluta la Birreria dello Sport di Eataly per raggiungere due obiettivi: non dover più scegliere altri posti e azzittire gli amici. 

6. L’ansioso

Puntuale come un orologio svizzero, è più preciso di Google Calendar, e manda molti più reminder.  Sul gruppo degli amici del calcio scrive almeno 3 volte nei giorni prima della partita per ricordare l’appuntamento, “ragazzi ricordatevi sabato la partita inizia alle 21:45, ci vediamo alle 21 da Eataly”, per poi replicare due messaggi identici nei giorni successivi. Almeno una volta all’anno gli amici gli fanno lo scherzo e si nascondono per farlo aspettare mezz’ora, gli costerà 10 anni di analista.

5. Il talent scout

Gli amici lo chiamano Galliani, perché ogni volta che la loro squadra gioca con qualche squadretta di mezza classifica lui sostiene di aver trovato “il nuovo Ronaldo”. Bastano due guizzi di un qualsiasi giocatore esotico che abbia meno di 25 anni e lui è sicuro che “questo tra due anni sta al Real Madrid”. Da quel momento su quel giocatore è come se scendesse una maledizione, e finisce in serie C Slovena. 

4. La buona forchetta

La sua svolta è che si paga sempre alla romana, sennò ogni sera spenderebbe i miliardi alla Birreria dello Sport di Eataly. I prezzi sono onesti ma lui nel corso della partita si è preso due hamburger, svariati fritti, una cacio e pepe a mezzi e, non poteva mancare, il dolce. Come sempre guarda più il menu che la partita. El Gordo.

3. Il fantapresidente

In una mano la blanche alla Camomilla romana, nell’altra il suo iPhone, che scrolla continuamente per refeshare la pagina del live su Fantagazzetta e scoprire se Skriniar ha preso 6 o 6,5. Quando la squadra che sta a tifare con gli amici segna, e non segna il suo giocatore, comunque gli rimane in bocca un agrodolce. Se poi segna qualcuno che non ha schierato neanche esulta. Giuda.

2. Il pariolino

Quando gli dicono che la sede scelta è la Birreria dello Sport di Eataly si oppone. Il dover andare a Roma Sud per vedere la partita per lui è un dramma, vabbè che Eataly è una location “top” ma per lui che non è mai arrivato alla fine della tangenziale è come andare sempre in trasferta. Il posto più a Sud dov’era stato era la Curva Sud, e durante il tragitto in macchina non fa altro che mandare vocali di insulti agli amici in cui da loro dei “radical chic” e dei “fricchettoni”. Si placa solo arrivato lì, quando scopre che per il suo macchinone c’è un parcheggio gigante e una volta entrato che ci sono le birre trendy e gli hamburger gourmet. 

1. Il carcerato in ora d’aria

Gli interessa del calcio ma quello che gli interessa di più è la libertà. E per lui lo sport è libertà, non tanto per quello che rappresenta, ma perché è l’unica scusa che può usare per scappare per un paio d’ore dalla moglie. Il calcio per lui è solo l’escamotage per avere un “motivo sacro” per uscire, perché ormai la “birretta con gli amici” non basta più, ci vuole qualcosa di più istituzionale. Non sa che tra qualche anno non basterà più neanche quello.

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