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Roma come New York, ormai si fa serata negli alberghi

Di Francesco Cianfarani – Ormai a Roma Nord se non ti geotagghi al W Rome non sei nessuno. Ancora meglio Soho House, che fa ancora più fico perché ci possono andare solo i soci e dalle parti di Vigna Clara l’esclusività piace “un casino”.

La maggior parte dei romani quando queste catene hanno aperto non le conoscevano, ma Roma Nord no, Roma Nord le conosceva eccome. Merito della summer school a Kensington pagata dal nonno, o dai 6 mesi di esperienza a New York per imparare l’inglese, foraggiata dall’American Express del papà.

Sono stati i romanordini i primi ad aggredire gli alberghi e rilanciare la moda mondiale. Una moda che ormai ha raggiunto tutti e quattro i punti cardinali di Roma. Ormai mangiare e bere negli alberghi “si porta”.

In realtà l’abitudine nasce a New York parecchi anni fa, lì li chiamano “hotel bar” e a Manhattan è pieno. Le persone più chic ci si fermano dopo il lavoro per fare un aperitivo, e magari rimanere fino a dopocena. Come al solito le tendenze in ambito lifestyle fanno questo giro: New York, Londra, Milano, Roma.

Il concetto, come quasi tutte le cose che arrivano da New York, è molto fico. Entrare in una struttura enorme, moderna, con tutti i servizi, piena di gente di tutto il mondo, dove poter ordinare di tutto, dall’avocado toast a pranzo al Mezcal delle 3 di notte.

Anche Roma ci è arrivata, tardi ma ci è arrivata. Complice anche, fino a qualche mese fa, la carenza di strutture adatte. In quest’ultimo periodo c’è stato un vero e proprio boom di aperture di nuovi alberghi.

Il punto di svolta forse è stata proprio l’apertura di Soho House, catena inglese di alberghi esclusivissimi che ha scelto Roma, agendo da game changer. Puoi entrare solo se sei socio (millesettecento bombe all’anno più 475 di iscrizione) e poi hai a disposizione un ristorante e cocktail bar, un cinema con poltrone, una palestra e una radicalchicchissima “drawing room” per le foto con il filtro alla Flickr.

Peraltro Soho House come location ha scelto via de Lollis, pieno quartiere San Lorenzo. Fino a ieri i romanordini ci andavano solo per Spaghetti Unplugged da Marmo o a prendere il fumo dai marocchini e invece adesso l’hanno eletto a nuovo buen retiro.

Contestualmente ha aperto anche un’altra catena inglese, The Hoxton, sorto nel più coerente quartiere Parioli. Dentro l’Hoxton ci sono:
– Cugino, cocktail bar e ristorante sfizioso
– Beverly, ristorante “farm to table”
– 192 camere
– una terrazza
– un sacco di belle figliuole

A Cipro (quartiere interessantissimo e in pieno fermento) invece ha aperto il super eccentrico Mama Shelter, il progetto di Philip Starck che ha inaugurato l’affordable luxury, il lusso senza orpelli. Stesso concetto del Six Senses (zona Trevi) focalizzato sul wellness e il CitizenM (Isola Tiberina) con camere futuristiche, doccia emozionale e luci regolabili.

Ma potevamo non parlare del W Rome? Il geotag più gettonato delle ultime settimane, la nuova struttura di via Veneto ha attirato qualunque aspirante influencer che volesse sentirsi parte della nuova Dolce Vita romana.

D’altra parte Roma è perfetta per la cultura degli hotel bar, una città turistica, internazionale e suggestiva. Lo ha scoperto anche il Chapter con l’apertura di Hey Guey, il locale messicano sul rooftop. Lo hanno scoperto già da un po’ il Locarno, l’Amaro Bar di Villa Agrippina, il The Court a Palazzo Manfredi, lo Stravinskij Bar al de Russie, l’Hassler Bar, Acquaroof, Terrazza Borromini e chi più ne ha più ne metta.

E chi ne capisce dice che è solo l’inizio, perché a brevissimo apriranno anche il Nobu Hotel, il Jo & Joe, Room Mate, il Rosewood, il Bulgari Hotel, il Double Tree, il Moxy Rome, l’Orient Express, il Mandarin Hotel. Adesso non vi dicono niente, ma tra qualche mese qualche amico di Roma Nord vi ci inviterà a prendere un Tanqueray Tonic.

Photo credit: W Rome, Soho House

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